Protezione delle vie respiratorie e difese maggiori contro influenza e raffreddori. Le doti attribuite dalla scienza alla vitamina sono oramai abbastanza consolidate. Più discussa, invece, l’esigenza di integrare le dosi assunte quotidianamente attraverso supplementi.
Da una parte chi, come ha fatto di recente uno studio pubblicato sul British Medical Journal da un team della Queen Mary University di Londra, sostiene che l’integrazione possa stimolare la produzione di antimicrobici nei polmoni. Dall’altra, gli scienziati più scettici che basti una sana alimentazione e non servano farmaci e integratori.
Una convinzione a più ripresa manifestata anche dall’Istituto narionale di ricerca sugli alimenti e la nutrizione (l’Inran ora Cra). “Cominciamo con il ricordare che di norma i soggetti adulti non hanno bisogno di particolari integrazioni di vitamina D con la dieta, potendo assorbire questo elemento con la luce del sole. In ogni caso, qualora l’adulto non riesca a ottenere con la conduzione del proprio stile di vita il giusto fabbisogno, ricordiamo che lo stesso è pari a 10 mg al giorno. Simili quantità vengono confermate anche nei più giovani, e negli anziani”, spiegava l’Istituto italiano.
Ma quali sono i cibi che possono aiutarci a “fare il pieno” di vitamina D soprattutto in questi periodi di grande freddo? Ecco la top dieci tra gli alimenti più facili fa portare in tavola (dunque escludendo quelli molto ricchi, come l’olio di fegato di merluzzo, ma poco “commestibili”), sempre secondo le analisi dell’Inran.
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- Halibut 1097 IU
- Sgombro, sotto sale 1006 IU
- Carpa 988 IU
- Anguilla 932 IU
- Trota, cotta 759 IU
- Salmone affumicato 685 IU
- Pesce spada, cotto 666 IU
- Sgombro o maccarello 643 IU
- Storione, affumicato 642 IU
- Pesce spada 558 IU
Un buon contenuto, per chi non ama molto il pesce, si trova anche in uova, latte (anche di soia, visto che molti marchi lo aggiungono), funghi.