Al momento nessun effetto Trump ma semplicemente la sanzione di una “pubblicità ingannevole”: Filippo Berio non potrà più scrivere “Imported from Italy” sulle bottiglie di extravergine vendute negli Usa se all’interno c’è una miscela di oli comunitari (provenienti ad esempio dall’Italia, dalla Spagna e dalla Grecia) e non un “100% Italiano”. È questo il risultato del patteggiamento tra i legali della Salov North America Corp and Italfoods Inc, proprietaria del marchio Berio, e gli avvocati di Rohini Kumar, una semplice consumatrice che aveva citato la Salov per pubblicità ingannevole dinanzi alla Corte della California.
Risarcite i consumatori
Come riportato da Teatronaturale.it “la Salov si è impegnata, per almeno tre anni, a togliere dalle etichette di Filippo Berio l’indicazione ingannevole “Imported from Italy”, sostituendola con la più generica “Imported”. Nessun riferimento all’Italia, insomma, se l’olio non è 100% italiano. Salov si impegna anche a versare 50 centesimi a bottiglia, per ogni consumatore certificato (ovvero che abbia prova dell’acquisto) che abbia comprato una bottiglia di Filippo Berio dal maggio 2010 al giugno 2015″. Ma al di là della sanzione economica a pesare è il danno d’immagine – l’ennesimo – che getta ancora ombre sull’extravergine italiano.
Pratica commerciale scorretta
Il tutto nasce nel 2014 quando Rohini Kumar si accorge che il frontespizio della confezione riporta la dicitura “Imported from Italy” mentre nel retro era specificato che si trattava di una miscela di oli europei o extraeuropei. Da qui la decisione di intentare causa al colosso Salov per per violazione del 1930 Tariff Act, 19 U.S.C. § 1304, l’equivalente del nostro illecito per pratica ingannevole o pubblicità ingannevole.