I prezzi degli alimentari in Italia sono più cari del 9% rispetto alla media europea. A certificarlo l’ultimo report di Eurostat, l’istituto di statistica europea, secondo il quale i prezzi del cibo, bevande non alcoliche e tabacchi in Italia sono superiori a quelli praticati in Germania e Belgio e in linea con quelli francesi.
Latte e formaggio ai massimi
Insomma nonostate il periodo di deflazione, i “listini” alimentari tricolore restano tra i più alti d’Europa. In base alle rilevazioni dell’ente statistico dell’Unione europea, nella Ue i prezzi più alti per cibo e bevande si pagano in Danimarca (145% rispetto al 100 della media Ue a 28) e i più bassi in Polonia (63%). Nel dettaglio i prezzi al consumo in Italia sono più alti della media Europea del 21% per il gruppo latte, formaggio e uova, del 18% per pane e cereali, del 12% per la carne e dell’8% per il pesce mentre costano il 3% in meno oli e grassi.
Coldiretti: “Colpa della filiera lunga”
“La ragione del differenziale più elevato per i prezzi dei prodotti alimentari va ricercata in Italia – sottolinea la Coldiretti – nelle distorsioni di filiera con i prezzi che aumentano in media quasi del 500% nel passaggio degli alimenti dal campo alla tavola. I prezzi alla produzione agricola per alcuni prodotti come i cereali – precisa la Coldiretti – sono spesso determinati a livello comunitario se non addirittura internazionale. L’Italia poi è costretta ad importare oltre il 25% del proprio fabbisogno alimentare, ma la percentuale sale al 40% per latte e carne, per colpa di un modello di sviluppo industriale sbagliato”. La deflazione dei prezzi agricoli, conclude in una nota la Coldiretti, “ha avuto effetti devastanti nelle campagne italiane dove i prezzi riconosciuti agli agricoltori crollano mediamente di circa il 6% nel 2016 ed in alcuni casi come per il grano non coprono neanche i costi di produzione“.
L’aggravante del gelo
A
complicare il quadro poi è arrivato il
freddo polare che da settimane attanaglia il Sud Italia. Come riportato dai dati ufficiali
dell’Ismea il comparto dell’ortofrutta fa registrare in questo periodo
rincari a due cifre per un’ampia gamma di ortaggi, con aumenti medi dei prezzi su base
settimanale del
29% per i
cavolfiori, del
33% per le
lattughe e del
50% per i
finocchi. Forti rincari, sempre rispetto alla prima settimana di gennaio, si registrano per le produzioni di
serra. Ismea rileva, al riguardo, incrementi di prezzo del
36% per le zucchine, del 17% per i pomodori e del 20% per i peperoni (+13% per le melanzane).