È iniziato il conto alla rovescia che porterà la European Chemicals Agency, alla fine di quest’anno, a rivedere la licenza del glifosato in Europa, decidendo se rinnovare la possibilità di vendere il pesticida più utilizzato al mondo nel Vecchio Continente o se vietarlo per i sospetti – molto fondati – lanciati dalla Iarc sulla possibile cancerogenicità.
E ora scende in campo un gruppo di agricoltori britannici, anche attraverso i social media, con una campagna a favore dell’erbicida Monsanto.
Dietro l’hashtag è #glyphosateisvital (il glifosato è vitale, letteralmente) vengono postati su twitter messaggi dei coltivatori inglesi che annunciano aumenti dei costi di produzione legati alla diminuzione delle rese e perfino danni ambientali nel caso dovesse essere vietato il glifosato.
La campagna di lobbying pvuole contrapporsi a diverse campagne da parte di gruppi verdi e di Ong, tra cui Friends of the Earth e Soil Association, che chiedono un divieto totale del diserbante.
Il glifosato? Come gli Ogm
Non giovano, però, alle cause degli agricoltori pro-pesticida le dichiarazioni del vice presidente Nfu (la National Farmers’ Union, il sindacato degli agricoltori britannici). Guy Smith ha infatti polemizzato con gli scienziati che mostrano dati sulla pericolosità del glifosato, ironizzando: “È interessante che siano gli stessi che hanno cercato di dimostrare che gli alimenti transgenici provocano problemi di salute”.
In Italia Coldiretti “attendista”
Molto lontana dalle posizioni dei colleghi inglesi, la Coldiretti. Il sindacato degli agricoltori italiani non ha sposato la campagna di lobbying pro-Monosanto, ma non si è neppure schierata con consumatori e ambientalisti. “Serve fare al più presto chiarezza sugli effetti del glifosato a tutela dei cittadini e degli agricoltori che sono disorientati dal rincorrersi di annunci discordanti” ha spiegato lo scorso anno il presidente Roberto Moncalvo.