Ancora troppo poca. L’associazione Luca Coscioni richiama l’attenzione delle istituzioni sulla quantità di cannabis terapeutica disponibile nelle farmacie italiane. La distribuzione, iniziata lo scorso 1 gennaio, è vista con grande favore dall’organizzazione per la libertà di ricerca scientifica legata ai Radicali, che però, per bocca del tesoriere Marco Cappato sottolinea i passi ancora da fare. “Con un anno di ritardo, ma finalmente un primo passo è arrivato – commenta Marco Cappato – Nonostante la cannabismedica in Italia sia ammessa in terapia dal 2007, ad oggi la sua disponibilità è tutt’altro che effettiva. E ciò in ragione di costi, ostacoli burocratici, ma soprattutto resistenze ideologiche: medici, farmacisti e operatori sanitari non sono informati su questa terapia e non ne conoscono i benefici né la liceità – limiti che potrebbero tuttora tradursi in un permanente ostruzionismo nelle prescrizioni”. Secondo l’Associazione Luca Coscioni la qualità della cannabis made in Italy è in generale migliore perché segue i protocolli europei per i farmaci e privilegia il cbd al thc; il prezzo inferiore (15 euro invece che 24 euro a grammo) della cannabis italiana rispetto a quella olandese è però ancora alto rispetto al prezzo del prodotto che si può acquistare in strada illegalmente. L’associazione elenca poi i punti critici da correggere:
- Il quantitativo: lo stabilimento parte con una produzione pilota di 100 kg, che corrisponde al quantitativo che compriamo in Olanda, che comunque non riesce a soddisfare le richieste di tutti i malati italiani e non considera la richiesta presso il mercato illegale di strada, cui molti malati impossibilitati a trovare un prescrittore si rivolgono;
- La difficoltà di prescrizione: anche se la cannabis terapeutica sarà ora comunque più accessibile, il problema rimane la mediazione dei medici, che non sono formati o non vogliono formarsi sulla tematica e quindi non prescrivono, anzi, talvolta colpevolizzano i pazienti che ne fanno richiesta, e che quindi rimangono senza prescrizione;
- Il fatto che non tutte le regioni italiane siano allineate relativamente alle leggi regionali sull’erogazione di cannabis terapeutica, e quindi si vada a creare un gap tra eccellenze regionali che da anni hanno implementato il processo di erogazione e regioni dove ancora non c’è nemmeno una legge regionale.