“Non esiste alcune legame tra eventuali allergie alimentari e sovrappeso, e non esistono prove scientifiche in grado di validare gli strumenti di ‘diagnosi’ spesso utilizzati per sostenere il nesso tra intolleranze e obesità”.
È lapidario il giudizio espresso in un documento (scarica qui il Position paper) firmato da sette società scientifiche – la Società Italiana di Diabetologia, l’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica, l’Associazione Medici Diabetologi, l’Associazione Nazionale Dietisti, la Società Italiana di Nutrizione Umana, la Società Italiana di Nutrizione Pediatrica e la Società Italiana dell’Obesità – che liquidano senza mezzi termini il ricorso al fai-da-te diagnostico (dal test del capello all’esame della saliva) e il presunto legame, alimentato da vere e proprie bufale sulla rete, tra allergie o intolleranze alimentari e chili in eccesso.
Attenti alle “Popular diets”
“Negli ultimi anni – si legge nel documento scientifico – si è assistito ad una enorme diffusione, soprattutto a livello mediatico (web e social network), di regimi alimentari restrittivi basati su test diagnostici di “intolleranza alimentare” eseguiti sulle più differenti matrici biologiche quali soluzioni salvifiche e detossificanti per l’organismo. Basti considerare che, da una semplice indagine con il motore di ricerca Google, i risultati che si ottengono digitando i termini “sovrappeso e intolleranze alimentari” sono 94.600 in 0,47 secondi”. Contenuti e “rimedi” che “afferiscono all’area delle cosiddette medicine non convenzionali, così come a singoli professionisti o riviste che non hanno rilievo nell’ambito del panorama scientifico nazionale ed internazionale”.
E così in poco tempo si sono diffuse le cosiddette “Popular diets” (a basso contenuto di carboidrati, a basso contenuto di grassi, a basso indice glicemico, Atkins, ecc…) nessuna delle quali, spiegano gli esperti, “può essere considerata, in assoluto, un modello alimentare equilibrato, adeguato nutrizionalmente e sostenibile nel lungo termine”.
Perdere peso in modo “sano”
“Per contrastare il sovrappeso – ha spiegato Giorgio Sesti, presidente della Sid, la Società italiana di diabetologia – c’è un solo modo: incrementare l’attività fisica e ridurre la quantità di calorie assunte con la dieta. La composizione in macronutrienti della dieta ha un minore impatto sul calo ponderale, ma è fondamentale per l’adesione nel lungo termine e, tra l’altro, contribuisce a rendere più salutare il modello alimentare”. “I risultati migliori – ha concluso Sesti – si ottengono utilizzando modelli alimentari che hanno radici culturali-tradizionali nella dieta mediterranea, ovviamente tenendo conto delle necessità individuali“.
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Oltre alla dieta, prescritta e monitorata da un medico professsionista, deve essere associata un’attività fisica regolare di moderata intensità, della durata di almeno 30 minuti per cinque giorni a settimana.