La tutela della salubrità dell’olio e la valorizzazione dell’extravergine d’oliva sono all’origine dell’introduzione nella legge Salva olio dei panel test obbligatori in sede giurisdizionale. Come dimostrano anche gli esiti della valutazione effettuata dagli esperti di Patti Chiari, (che ha bocciato gli oli Bertolli, Carapelli, Berio e De Cecco) la chimica può ingannare una macchina, ma non il palato di chi ha imparato a riconoscere persino le molecole dell’olio che assaggia. Il rafforzamento del metodo organolettico, peraltro, va di pari passo con il potenziamento delle analisi tecniche, a partire da quelle sanitarie.
Questa e le altre norme contenute nella legge sono anche presidio di sicurezza alimentare a favore dei consumatori, tant’è che si prevedono parametri chimici, individuati d’accordo con la quasi totalità delle organizzazioni di produttori e dai tecnici, a garanzia della migliore qualità e della più elevata salubrità.
L’impianto normativo, approvato pochi mesi prima che si chiudesse la precedente legislatura ed entrato in vigore definitivamente poco più di due anni fa, è stato costruito per sostenere quanti producono e vogliono produrre qualità e per garantire quanti consumano e vogliano consumare qualità.
L’olio d’oliva ha un’inestimabile valore identitario, riconosciuto perfino dall’Unesco, ed è necessario tutelarlo e valorizzarlo per migliorare la competitività delle produzioni innanzitutto distinguendole dai prodotti che sfruttano la fama e il favore commerciale del Made in Italy e dei prodotti caratteristici della dieta mediterranea.
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Grazie alla “Salva olio”, e a chi la applica e la fa applicare con rigore, oggi possiamo sapere con evidente chiarezza e assoluta trasparenza dove, cosa e come si produce, potendo valorizzare le peculiarità e le tipicità territoriali che altrimenti rischiano di essere espulse da un mercato sempre più globalizzato.