L’Agenzia italiana del farmaco ha ritirato al determina sui farmaci “terapeuticamente equivalenti”, ovvero quei medicinali con “profilo rischio-beneficio sovrapponibile” ma che possono ottenere anche un principio attivo diverso . “L’Aifa ha accolto la richiesta della Federazione dei medici di medicina generale ora, però, è necessario un rapido coinvolgimento della medicina generale sui piani terapeutici attivando un Tavolo di confronto” ha commentato il segretario nazionale della Federazione, Silvestro Scotti.
La determina, emanata a marzo 2016, consentiva alle Regioni di mettere a gara differenti principi attivi scegliendo il meno costoso, in altre parole avrebbe reso mutabili i farmaci più economici pur se a base di principi attivi diversi. E se i pazienti non accettavano la sostituzione, la differenza sarebbe stata a carico loro. Un provvedimento fortemente ostacolato dalla Fimmg secondo cui “avrebbe tolto qualsiasi autonomia prescrittiva ai medici”.
“Non è possibile rinviare ancora e complicare l’accesso alle cure dei nostri pazienti su percorsi di apparente autorizzazione specialistica che, di fatto, sviliscono la figura fiduciaria del medico di famiglia trasformandolo di fatto in un semplice trascrittore – sottolinea Scotti -. Un recentissimo studio di Cittadinanzattiva-Tribunale del Malato ha rilevato segnalazioni di cittadini sul ‘rifiuto di prescrizione’ da parte dei medici di famiglia. E’ evidente che note e decreti, aumentati a dismisura nell’ultimo anno , introducendo limitazioni alla prescrizione di farmaci ed esami diagnostici, hanno condizionato spesso il medico di famiglia nella sua attività prescrittiva, alimentando spesso il contenzioso con i propri pazienti. È necessario un cambio di rotta – conclude – bisogna ridare fiducia e autonomia al medico della persona, riaffidandogli la libertà di prescrizione almeno di tutti i farmaci necessari a curare le patologie a più alta diffusione nella popolazione generale (cardiopatie, vasculopatie cerebrali, diabete, osteoporosi, bronchiti croniche)