In questi giorni, si gioca una partita fondamentale per il futuro delle politiche di riduzione del danno del tabacco. A Delhi, in India, fino al 12 novembre si tiene il Cop7, la settima Conferenza delle parti organizzata dall’Organizzazione mondiale della sanità sul controllo della diffusione del tabagismo. Il Comitato scientifico internazionale per la ricerca sulla sigaretta elettronica, di cui faceva parte anche l’oncologo Umberto Veronesi scomparso lo scorso 8 novembre, scrive un documento di risposta al report dell’Oms che aveva criticato la diffusione delle e-cig.
Le critiche dell’Oms su liquidi
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità , infatti, le sigarette elettroniche, che scaldano un liquido per creare un vapore con aromatizzanti, dissolti in glicole propileni e glicerine, possono rilanciare agenti tossici, soprattutto negli aromi, che potrebbero avere effetti nocivi a lungo andare. Già  nel 2013 il settimanale Il Salvagente aveva rilevato i rischi legati a quelle sostanze.
La risposta dei pro e-cig
“Il fumo di sigaretta convenzionale – hanno risposto gli esperti del Comitato di ricerca sulla sigaretta elettronica – provoca una vasta gamma di malattie non trasmissibili, tra cui il cancro al polmone, la malattia polmonare cronico-ostruttiva, malattie arteriose e la definitiva morte. Nonostante i pericoli, ormai ampiamente noti anche tra i fumatori, centinaia di milioni di persone continuano a fumare, e ogni giorno qualcuno inizia. Se continuiamo a sostenere gli stili di vita dei fumatori come una tendenza, rischiamo di aumentare il numero di tabagisti nel mondo e nel 21esimo secolo un miliardo di persone potrebbero morire di malattie fumo correlate”.
La questione del vapore passivo
L’Oms sostiene che il vapore passivo delle e-cig contiene più metalli come nichel e cromo rispetto al fumo passivo. Secondo i sostenitori delle e-cig, invece, a differenza delle sigarette convenzionali, il vapore delle sigarette elettroniche contiene livelli molto bassi di sostanze chimiche potenzialmente dannose, e a riprova citano il rapporto del Public Health England, il corrispettivo inglese dell’Iss, secondo cui il vapore elettronico è per almeno il 95% più sicuro del fumo di tabacco e per questo le sigarette elettroniche possono essere un aiuto efficace per smettere di fumare.
Aiutano a smettere o no?
E in effetti, nello stesso rapporto stilato in vista del Cop7, l’Oms scrive tra le premesse: “Se la grande maggioranza dei fumatori di tabacco che sono grado o non vogliono smettere di fumare passassero senza indugio all’utilizzo di una fonte alternativa di nicotina con minori rischi per la salute, smettendo infine di usare anche quella, si potrebbe arrivare ad un beneficio significativo per la salute pubblica mondiale”. “Negli ultimi cinque anni, – sostiene il Comitato internazionale pro sigarette elettroniche – l’uso di questi prodotti è aumentato drasticamente in molti Paesi. Nella sola Unione Europea, hanno contribuito a far smettere di fumare più di 6 milioni di persone e più di 9 milioni hanno ridotto il fumo di sigaretta convenzionale. La prevalenza di fumatori è in calo in tutti i paesi in cui le sigarette elettroniche sono più facilmente reperibili”.
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Due modelli di politiche a confronto
Le conclusioni dell’Incontro a Nuova Delhi saranno determinanti per il futuro delle politiche relative ai sostitutivi del tabacco da fumare. Se passerà la linea più restrittiva, le e-cig hanno sempre più incontro a regolamentazioni come quelle per i prodotti medicali, e per le sigarette tradizionali, tra cui il divieto di pubblicità . Altrimenti, potrebbe andare come in Gran Bretagna, dove la promozione di delle sigarette elettronica è priva di restrizioni.