Confconsumatori, 10 mosse per tutelare il risparmio

Confconsumatori, in occasione dei 40 anni di attività, ha organizzato un convegno dal titolo “Risparmi in fumo – come uscire dalla spirale della sfiducia”, dal quale è emerso un decalogo di proposte per migliorare il sistema bancario, proteggere i consumatori e tutelare il risparmio. Le criticità attuali del sistema le ha illustrate Mara Colla, presidente dell’associazione che ha parlato di “abuso della fiducia dei risparmiatori; depauperamento o perdita dell’investimento; mancanza di trasparenza sulla rischiosità dei titoli acquistati e sui costi, dichiarati e occulti, dei titoli stessi; l’inefficacia dei sistemi di controllo di Banca d’Italia e Consob”. E allora ecco cosa serve per evitare nuovi casi di risparmio tradito:

  1. Autorità più tempestive. Servono autorità di controllo più tempestive e rigorose nell’accertamento e nell’intervento sulle gestioni anomale delle banche;
  2. Procura per i reati finanziari. Bisogna istituire una procura speciale per i reati finanziari, analoga alla Procura nazionale Antimafia;
  3. Sanzioni adeguate. Sono necessarie sanzioni penali e risarcitorie chiare e rapide per dirigenti, professionisti e “controllori” che contribuiscano sia ai crack, sia alla perdita dei risparmi delle famiglie con modalità di vendita non appropriate, scorrette o non trasparenti, in conflitto di interesse. Le sanzioni devono comprendere l’inibizione all’esercizio della precedente professione, una volta scontata la pena;
  4. Semaforo del rischio. Non sono più rinviabili prospetti informativi comprensibili, che includano una graduatoria (da 1 a 10; il cosiddetto semaforo del rischio o altro) della rischiosità dei titoli. In mancanza di una legge specifica, chiediamo che sia sperimentato volontariamente un “semaforo del rischio”;
  5. Sospensione dei crediti. Occorre un’applicazione vigorosa della legge 190/2014 (art. 1 comma 246) per consentire al debitore (impresa o famiglia-consumatore) di sospendere la corresponsione della sorte capitale del debito per tre anni. In questo modo il cliente disporrà automaticamente di maggiore liquidità e potrà evitare fallimenti, esecuzioni, ecc.;
  6. Rinegoziazione dei debiti. Le banche divenute illiquide devono essere poste nella condizione di azzerare o ridurre i valori di obbligazioni o azioni (convertibili e/o subordinate) solo in presenza di contraddittorio nel momento della valutazione dei bilanci. La rinegoziazione dei debiti eviterà il contenzioso, salverà il cliente, azionisti compresi. Un’ipotesi di rinegoziazione potrebbe essere la cessione per 20 anni di obbligazioni pari all’importo del debito maturato, con interessi al tasso legale, garantiti dal Fondo interbancario. In tal modo si rifinanzierebbero le banche, con un giusto e lungo respiro, utile a recuperare redditività, a ridare credibilità al sistema creditizio e fiducia ai cittadini;
  7. Profilazione esterna. Occorre riconoscere alle associazioni dei consumatori, oltre che a promotori indipendenti, il compito di profilazione, con un modello predefinito e concordato, sulla base della realtà storica del cittadino e non in base al prodotto proposto per l’acquisto;
  8. Educazione finanziaria. C’è bisogno di educazione finanziaria per i cittadini. Così come è richiesta la patente per guidare un’auto, allo stesso modo deve essere formato e abilitato a compiere l’acquisto di un determinato prodotto finanziario. In caso contrario lo “schianto” è assicurato;
  9. Banca d’Italia al Mef. La proprietà di Bankitalia non deve più essere delle banche ma deve essere del Ministero dell’Economia: il controllore non può esser di proprietà dei controllati;
  10. Distinzione tra banche. Serve la separazione fra le banche commerciali normali e le banche d’affari, di investimenti, sulla scorta del Glass-Steagall Act statunitense: questo, per evitare che il fallimento dell’intermediario d’affari possa comportare altresì il fallimento della banca tradizionale: in questo modo, si impedisce, di fatto, che l’economia reale sia direttamente esposta al pericolo di eventi negativi prettamente finanziari. Dopo l’introduzione del “salvataggio interno” è una norma di civiltà; i correntisti non possono pagare le avventure finanziarie della banca.