La Camera dei Deputati ha approvato ieri il Ddl Martina-Orlando sul caporalato e lo sfruttamento del lavoro in agricoltura. Il testo raccoglie alcune importanti raccomandazioni promosse dalla società civile e dalla campagna #FilieraSporca negli ultimi anni, tra cui la responsabilità in solido per le aziende. La nuova legge modifica infatti l’articolo 603bis del codice penale, allargando la responsabilità anche al datore di lavoro che utilizza nei campi lavoratori «in condizioni di grave sfruttamento e approfittando del loro stato di bisogno». In tal modo, la figura del caporale cessa di essere l’unico bersaglio dell’azione penale, finalmente estesa anche agli imprenditori che ne traggono diretto vantaggio.
Il Ddl non si limita a inasprire le pene per chi sfrutta i lavoratori agricoli, ma prevede la confisca dei beni e misure di sostegno all’operatività dell’azienda e quindi per la salvaguardia degli occupati.
«Il Parlamento ha dato il via libera ad una legge utile a depotenziare sensibilmente il fenomeno del caporalato e che rappresenta un punto di partenza importante per sradicare lo sfruttamento in agricoltura – dichiara Fabio Ciconte, di Terra! Onlus e portavoce della campagna #FilieraSporca – Tuttavia, all’azione meramente repressiva è necessario affiancare quanto prima una legislazione basata sulla prevenzione, e dunque sulla trasparenza della filiera. Una pressione corale sulla Grande distribuzione organizzata e sugli altri punti chiave della catena, che contribuiscono a determinare i prezzi e le derive amorali del mercato del lavoro, è possibile soltanto a partire dall’adozione di una etichetta narrante, in grado di raccontare l’intera vita del prodotto, dal campo allo scaffale».
Uno dei nodi che la campagna #FilieraSporca ha messo in risalto attraverso i suoi rapporti di indagine sulla filiera agrumicola, è che lo sfruttamento del lavoro agricolo non combacia esclusivamente con il caporalato. Si tratta invece di un fenomeno molto più esteso, frutto di un modo di produzione che ha fatto della competitività la sua bandiera a scapito della qualità del cibo e dei diritti del lavoro. Serve per questo un cambio di paradigma che rimetta al centro la dignità delle persone e riempia di senso il concetto di made in Italy, prima che rimanga soltanto un guscio vuoto.
La campagna #FilieraSporca
#FilieraSporca è una campagna promossa dall’associazione ambientalista Terra! Onlus e dall’associazione antimafia daSud con l’obiettivo di ricostruire il percorso dei prodotti agroalimentari dal campo allo scaffale del supermercato. #FilieraSporca propone la trasparenza delle filiere agroalimentari dalla Grande distribuzione organizzata alle multinazionali, attraverso l’introduzione di una etichetta narrante e l’elenco pubblico dei fornitori, perché informazioni chiare permettono ai consumatori di scegliere prodotti “slavery free”.
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Alla campagna aderiscono: Amnesty International, Medici Senza Frontiere, Medici per i Diritti Umani, Emergency, Flai CGIL, Arci, International University College of Turin, A buon diritto, ASGI, UrBees, Fair, Cooperativa Coraggio, InMigrazione, Equo Rete, Benvenuti in Italia, A Sud, Movimento Consumatori, Il Test, Pro Natura, Soc. Coop. Monte di Capenardo, AIAB Liguria