La liquidazione ottenuta dopo una vita da operaio, andata quasi tutta in fumo a causa di un investimento sbagliato. La storia che ci racconta la signora Marta di Bolzano, figlia dei coniugi al centro della vicenda, potrebbe essere simile a tante altre. Se non fosse che in questo caso la signora punta il dito contro Poste Italiane e contro il fondo Obelisco, piazzato a decine di migliaia di italiani nel 2005, rivelatosi un pessimo investimento. L’accusa di Marta e di altri clienti che si sono rivolti al Centro tutela consumatori utenti di Bolzano, è quella di aver venduto a persone con profili di rischio medio-bassi, azioni di fondi con profili di rischio medio-alti senza averli adeguatamente avvertiti, come ha spiegato al Test l’avvocato Massimo Cernigli che sta seguendo la questione per il Ctcu.
“Ci ha rassicurato, niente rischi”
La signora Marta di Bolzano racconta la sua storia: “Era il 2005. Mia madre all’epoca aveva 80 anni, avevano reinvestito con mio padre in dei beni fruttiferi. il giorno dopo la signora della filiale delle Poste di Bolzano le telefona e dice ‘Venga signora, che facciamo qualcosa di migliore, annulliamo quello che abbiamo appena fatto, che tanto rende poco, il 3-4%, e acquistiamo in fondo immobiliare, che rende l’8-9-10%‘. La conoscevamo, una persona di fiducia”. Così Marta e la madre si recano alle Poste, l’operatrice le convince a rivendere i buoni fruttiferi e a investire 17.500 euro, frutto della liquidazione da operaio del padre, nel fondo immobiliare Obelisco. Nelle parole della dipendente delle Poste non c’è traccia di dubbio: “Disse: ‘Vedrà che è l’unica fonte di guadagno. Poi disse che comunque, dopo un anno, avremmo potuto disinvestirli per le nostre necessità. Mentre invece non era vero perché era un fondo chiuso. Ci ha detto una bugia”, spiega Marta. Infatti, il fondo Obelisco è vincolato per 10 anni, più i 3 di grazia chiesti dalle Poste.
Perso l’80% del capitale
La signora Marta chiede per due volte se l’investimento è veramente sicuro e se per lo meno il capitale investito non verrà intaccato nel giro di dieci a anni. La risposta è tranquillizzante: “Vedrete che il vostro capitale è garantito, può oscillare, ma renderà tanto, tanto, tanto”. E di fronte ai dubbi, l’operatrice incalza: “Ma signora! Mi meraviglio di lei che è più giovane e dovrebbe anche capire. L’unica fonte di guadagno è il mattone e si sa benissimo che rende”. La signora Marta commenta sconsolata: “Adesso il capitale vale 3.800 euro, quasi un 80% di perdita. Mi brucia perché per noi 17.500 euro sono tanti, buttarli via ci pesa. Sono prodotti che non si vendono a persone di 80-90 anni. Ma le pare?”.
La battaglia con il Ctcu
E anche sul piano della carta scritta, assicura Marta, i mezzi per capire in tempo che il fondo Obelisco non faceva per loro, non furono sufficienti: “Mia madre aveva un profilo di rischio medio-basso, ma comunque nel 2005 non c’era l’obbligo di firmare tutte queste carte. Allora si firmava una volta e basta. E non mi ha dato il malloppo di carte con il rischio, come fanno ora. È dovuto intervenire il Ctcu per avere tutte le carte che non mi avevano mai fornito. “. In nessun caso, secondo la signora di Bolzano, gli operatori di Poste hanno avvertito la madre che il tipo di investimento non era a basso rischio: “Se mi avessero detto anche solo del rischio di non avere il capitale iniziale indietro avrei detto no”. Adesso la signora Marta si è rivolta al Ctcu, e spera che tramite una causa, possa riavere indietro i soldi della sua famiglia.