Il Consiglio di Stato ha accettato il ricorso con il cui governo, all’inizio di settembre, ha chiesto di annullare la sentenza del Tar del Lazio che annullava la tassa sul permesso di soggiorno. In particolare, il governo aveva chiesto, non solo di reintrodurre il contributo ma anche di sospendere, in attesa del giudizio di merito, l’efficacia della sentenza del Tar, vista “l’estrema gravità delle ripercussioni sul piano operativo e finanziario”.
A maggio il Tar aveva dato ragione a Cgil e Inca
Insomma una clamorosa marcia indietro che costa agli immigrati che avviano le pratiche per la richiesta del permesso di soggiorno dagli 80 ai 200 euro. Il contributo era stato annullato lo scorso maggio quando il Tar del Lazio aveva accolto un ricorso presentato da Inca e Cgil contro il contributo per il rilascio e il rinnovo del permesso di soggiorno. In quell’occassione i giudici avevano deciso che quel contributo era illegittimo, perché sproporzionato e non in linea con le norme europee, quindi non andava versato. Così il ministero dell’Interno aveva chiesto alle questure di adeguarsi: restava aperta la questione dei rimborsi, ovvero di chi aveva pagato per ottenere il permesso.
Il 13 ottobre attesa la prima udienza
Adesso il Consiglio di Stato dovrà decidere nel merito il ricorso e per farlo sentirà anche Inca e Cgil che il prossimo 13 ottobre interverranno, spiegando perché, secondo loro, non ci sono le condizioni per sospendere l’efficacia della sentenza del Tar. Alla fine di quell’udienza, ci sarà una nuova decisione dei giudici, che potranno confermare o annullare la sospensione.
Intanto come si regoleranno le Questure? Che ne sarà delle domande presentate finora senza pagare il contributo? Le risposte le può dare solo il ministero dell’Interno, che però finora, su questo argomento, ha preferito parlare e informare il meno possibile.