Diritto all’oblio sul web: cos’è e come ottenerlo

Il giorno dopo la morte di Tiziana Cantone, la 31enne napoletana che si è suicidata per il video amatoriale a sfondo sessuale circolato sui social e su whatsapp contro la sua volontà, montano le polemiche sulla vicenda giudiziaria legata a questa triste storia. La donna si era rivolta, infatti, agli avvocati per riuscire ad ottenere il diritto all’oblio su Facebook, Google, Youtube e Yahoo. Il processo civile che si era chiuso da poche settimane si era infatti rivelato una sconfitta quasi totale per Tiziana: il giudice civile ha sì imposto “l’immediata cessazione e rimozione” da Facebook “di ogni post o pubblicazione contenente immagini (foto e/o video) o apprezzamenti” riferiti alla donna, ma allo stesso tempo ha respinto il ricorso contro Google, Youtube e Yahoo ritenendo che non ci fossero le condizioni per il diritto all’oblio e condannandola a pagare 20mila euro di spese legali, aspetto – questo – che forse è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso per Tiziana. Il giudice che si è espresso sulla vicenda di Tiziana Cantone sostiene, tra le altre ragioni, che “non si ritene che rispetto al fatto pubblicato sia decorso quel notevole lasso di tempo che fa venir meno l’interesse della collettività alla conoscenza della vicenda”. Espressione un po’ inquietante, se si considera che “L’interesse della collettività alla conoscenza della vicenda” corrispondeva alla curiosità morbosa e virale verso un video a sfondo sessuale involontariamente diventato pubblico.

L’Europa garantisce il diritto all’oblio

Ma come funziona il diritto all’oblio sancito dalla Corte di giustizia europea a marzo del 2015? Ogni gestore di un motore di ricerca è responsabile del trattamento dei dati personali che compaiono su pagine web indicizzate nella ricerca, anche se sono pubblicate da terzi. Google, Yahoo o qualsiasi motore di ricerca sono tenuti a rispondere a tutte le richieste di “deindicizzazione”, che non significa l’eliminazione di tutti i contenuti sul web in questione, ma la quasi impossibilità di trovarli, non essendo presenti sulle pagine di ricerca.

Quali informazioni vengono rimosse

Nel caso di Google, il maggiore motore di ricerca a livello mondiale (solo in Italia lo usano circa il 95% degli internauti), viene valutata la possibilità di eliminare su richiesta contenuti riguardanti informazioni personali o immagini offensive. Le informazioni personali che possono essere rimosse sono i numeri di conti bancari, di carta di credito, immagini di firme, immagini di nudo o sesso esplicito caricate o condivise senza il proprio consenso. Su quest’ultimo punto si è probabilmente concentrato il giudice che ha rigettato la richiesta di Tiziana Cantone. La ragazza avrebbe infatti mandato il video in questione volontariamente al whatsapp di alcuni amici. E nonostante questo non significasse di per sé il consenso a rendere pubblico il video, per i motori di ricerca e, probabilmente, per il magistrato, deve essere sembrata una ragione sufficiente per ritenerla consenziente. Tornando alla procedura di rimozione, secondo quanto scrive la stessa Google, le informazioni che in genere non vengono rimosse sono la data di nascita, gli indirizzi e i numeri di telefono. Anche qui un aspetto bizzarro: una persona perseguitata da stalker e Cyberbullismo, come probabilmente è stata Tiziana Cantone dopo la circolazione del suo video, ha tra le urgenza proprio quella di rimuovere numero di cellulare  e indirizzo di residenza dal web, due dati centrali per chi ha intenzione di rendere la vita della persona richiedente un inferno. Ma tant’è.

Come chiedere l’oblio su Google

Google, però, spiega anche secondo quali criteri decide se rimuovere o meno le informazioni di chi chiede il diritto all’oblio: “Per decidere se determinate informazioni personali possano costituire un rischio significativo di furto di identità, frode finanziaria o altri danni specifici, poniamo le seguenti domande: È un numero di identificazione emesso dalla pubblica amministrazione? Si tratta di informazioni riservate o disponibili pubblicamente? Possono essere utilizzate per normali transazioni finanziarie? Possono essere utilizzate per acquisire ulteriori informazioni su un soggetto che potrebbero dare origine a danni finanziari o furti di identità? Si tratta di una foto/un video di nudo o di sesso esplicito condivisi senza consenso che consentono di identificare i soggetti?”. Poi il motore di ricerca chiarisce che nel caso “una richiesta di rimozione venga utilizzata per provare a rimuovere altre informazioni non personali dai risultati di ricerca”, questa viene respinta. Per richiedere la rimozione di informazioni personali dai risultati della Ricerca Google, bisogna utilizzare la pagina Rimozione di informazioni da Google. Nel caso in cui si chiedesse la rimozione per motivi legali – immagini pedopornografiche o violazione di copyright – bisogna utilizzare la pagina relativa alle rimozioni per motivi legali.

Il ricorso al giudice

Nel caso in cui non ci si ritenga soddisfatti dalla risposta dei motori di ricerca, ci si può rivolgere al giudice, come ha fatto appunto Tiziana Cantone. E torniamo al punto prima citato: secondo quanto affermato dalla giurisprudenza europea, deve decorrere ” un notevole lasso di tempo che fa venir meno l’interesse della collettività alla conoscenza della vicenda”. Frase difficile da comprendere e condividere a meno che non si torni al primo caso che ha portato alla nascita del diritto all’oblio in Europa. Si tratta di un uomo spagnolo, Mario Costeja Gonzalez, che nel 2014 si era rivolto alla giustizia per ottenere la rimozione di alcuni link che rimandavano a pagine di giornale che raccontavano il pignoramento della sua casa 16 anni prima. Casi come questi, accaduti di recente, possono spingere il giudice a stabilire che l’opinione pubblica ha diritto di conoscere un reato che hai commesso da poco. Ma cosa c’entri l’interesse pubblico con un video amatoriale (che non costituisce alcun reato) diffuso contro la propria volontà, non è dato saperlo. Intanto, le parodie, i remix e i video di scherno di youtuber sulla povera Tiziana Cantone, sono ancora online, facilmente rintracciabili da Google.

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