Negli ultimi 5 anni il numero dei nuovi malati di Aid ha ricominciato ad aumentare. I numeri sono allarmanti e sono stati diffusi in occasione della Conferenza di Durban dove il nuovo rapporto dell’Unaids indica che tra gli adulti, negli ultimi 5 anni si sono registrati 1,9 milioni di nuovi casi l’anno di infezione da Hiv, ma in alcune regioni il numero delle infezioni ha ripreso a salire. In particolare, a preoccupare gli esperti sono i dati relativi ad Europa dell’Est e Asia centrale dove dal 2010 al 2015 le nuove infezioni da Hivsono aumentate del 57%. Anche nella regione caraibica, dopo anni di riduzione costante, l’Hiv ha rialzato la testa facendo segnare un aumento annuale del 9% dei nuovi casi di infezione; e, anche se in misura più contenuta, la stessa cosa sta accadendo in Medio Oriente, in Nord Africa, (+4% l’anno) e in America Latina (+2%).
La prevenzione l’arma più efficace
Secondo il rapporto al prevenzione risulta essere il mezzo più efficace per contrastare il virus e da oggi nella strategia rientra anche il farmaco Truvada, il primo per la prevenzione delle infezioni da Hiv. Dopo il via libera del Comitato per i medicinali per uso umano (Chmp), l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) ha, infatti, raccomandato l’autorizzazione all’immissione in commercio nell’Unione europea per Truvada (emtricitabina/tenofovir disoproxil). Il farmaco – su cui adesso è attesa la ratifica da parte della Commissione europea – rientra nella profilassi pre-esposizione (Prep): in questo caso a prendere il farmaco in chiave preventiva è la persona sieronegativa, che non vive già con l’Hiv. Truvada è prodotto da Gilead Sciences ( la stessa azienda dell’anti Hcv sofosbuvir) ed è il primo farmaco raccomandato per le persone che sono ad alto rischio di entrare in contatto con il retrovirus e – precisa l’Ema – deve essere utilizzato come parte di una strategia generale di prevenzione dell’infezione da Hiv, che comprende pratiche di sesso “sicuro” con l’uso del preservativo.
L’efficacia di Truvada
Due gli studi che hanno evidenziato come la combinazione dei due principi attivi sia in grado di abbassare notevolmente il contagio per persone non infette ma in gruppi a rischio. In particolare sono stati condotti studi sia su omosessuali o transgender che hanno comportamenti a rischio, sia su eterosessuali che hanno un partner fisso sieropositivo. In uno di questi, l’uso di Truvada ha ridotto il rischio di infezione da Hiv del 42% negli uomini sieronegativi o in donne transgender che hanno rapporti sessuali con uomini, gruppi considerati ad alto rischio di infezione da Hiv. Nel secondo studio, Truvada ha ridotto il rischio di infezione del 75% nei partner eterosessuali di uomini e donne sieropositive.
Come agisce il farmaco
Il medicinale, già sperimentato in altre parti del mondo, agisce sul sistema immunitario: se somministrato quotidianamente, abbassa di molto le possibilità di contagio. Assunto in associazione con almeno un altro farmaco antivirale, riduce la quantità di Hiv nel sangue mantenendola a un livello basso. Non si tratta di un farmaco che cura l’infezione da Hiv o l’Aids, ma può ritardare i danni prodotti al sistema immunitario e l’insorgenza di infezioni e malattie associate all’Aids.
Il rischio associato a Truvada
Gli effetti indesiderati più comuni di Truvada (rilevati in più di 1 paziente su 10) sono ipofosfatemia (bassi livelli di fosfato nel sangue), mal di testa, vertigini, diarrea, vomito, nausea e un aumento dei livelli di creatinchinasi (enzima che si trova nei muscoli) nel sangue. Come per altri farmaci anti-Hiv, i pazienti che ricevono Truvada possono essere a rischio di lipodistrofia (alterazioni nella distribuzione del grasso corporeo), osteonecrosi (morte del tessuto osseo) o sindrome da riattivazione immunitaria (sintomi di infezione causati dalla riattivazione del sistema immunitario).
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