Più di 150 persone sono state colpite dal batterio di Escherichia coli  contenuto in un lotto di insalata probabilmente importato dall’Italia. Succede in Gran Bretagna dove i numeri destano allarme: 62 ricoverati e 2 morti. Le autorità del Regno Unito hanno dichiarato di aver consigliato ai grossisti di bloccare l’aggiunta di foglie di rucola (all’origine della contaminazione) importate, nelle loro insalate miste.
Tutti i sequenziamenti del genoma hanno indicato che il ceppo in questione sia stato probabilmente importato, forse dal bacino del Mediterraneo. Il fatto che tra le aziende importatrici coinvolte dalle indagini ce ne fossero che importano insalata dall’Italia rende probabile che il paese in questione sia l’Italia. Ma da questo punto di vista, non c’è stato nessun commento dalle Autorità sanitarie inglese. Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ha risposto al FoodQuality News che segnalazioni analoghe non sono arrivate da altri paesi europei.
Ricerche ancora in corso
Dr Isabel Oliver, direttore del servizio epidemiologia dell’Ente per la salute pubblica inglese, la Phe, ha dichiarato: “Tutti i risultati dei campioni di cibo fino ad oggi sono stati negativi per E. coli O157, ma è importante essere consapevoli del fatto che dove il cibo è stato contaminato con E. coli O157, non è sempre possibile identificare i batteri sulle analisi degli alimenti”,”Come misura precauzionale aggiuntiva, abbiamo consigliato a un piccolo numero di grossisti di cessare l’aggiunta di alcune foglie di rucola importate ai loro prodotti insalata mista in attesa di ulteriori indagini.” La Phe ha intensificato la sorveglianza per il ceppo di E. coli e sta monitorando la segnalazione di casi in tutto il paese, oltre ad aver creato una squadra nazionale di controllo dell’epidemia. “Per precauzione, la FSA (Agenzia per la sicurezza alimentare) ricorda alla gente l’importanza di buone pratiche di igiene alimentare. Tutte le verdure, insalate, destinati ad essere consumate crude devono essere lavate accuratamente, a meno che non siano specificamente etichettate ‘pronte da mangiare’. “