Dopo una discussione aspra, che aveva coinvolto persino i due candidate alle primarie del Partito democratico Usa, Philadelphia diventa la prima grande città statunitense a tassare le bevande gassate. La misura è stata adottata pochi giorni fa dal consiglio comunale, e prevede una tassa di un centesimo e mezzo per oncia (29 ml) sulle bibite zuccherate e gassate. Salta all’occhio la decisione di inserire anche le bevande diet tra quelle tassate. Il ricavato servirà a finanziare gli asili e i centri ricreativi pubblici della città.
I paesi con la sugar tax
Una misura simile era già stata presa dalla città di Berkeley, famosa per la sua università, ma di dimensioni ben inferiori al Philadelphia. In passato la proposta era stata respinta a New York. Tassazioni sulle bevande gassate sono presenti già in Messico, Gran Bretagna, Francia e Ungheria. Ad aprile, dopo l’annuncio del sindaco di Philadelphia, Jim Kenney, sulla tassazione delle bibite si erano scontrati anche i due candidati in corsa per le primarie dei Democratici negli Stati Uniti, Hillary Clinton e Bernie Sanders. Mentre La prima si era dichiarata a favore della tassazione, il secondo l’aveva bollata come un modo per gravare ancora di più sulle tasse dei poveri, che non possono permettersi un’alimentazione salutistica.
Si rischia aumento degli edulcoranti
In tanti rimangono contrari alla “sugar tax”. Tra questi anche la Fondazione europea di Oncologia e Scienze ambientali Ramazzini: “Una tassa sugli zuccheri potrebbe incrementare proprio l’uso di edulcoranti, spostando i rischi dall’obesità agli effetti a lungo termine che abbiamo documentato. E non sarebbe una conquista per nessuno. Meglio l’educazione verso le famiglie, unita, ovviamente, all’aggiornamento delle norme. In base alle evidenze”.