Ce lo hanno sempre spiegato: il tasso sui mutui variabili è la somma tra l’Euribor (l’indice dei finanziamenti variabili) e lo spread, il guadagno della banca espresso in punti percentuali. Ma quando l’Euribor è negativo, come succede da metà del 2015 ad oggi (l’Euribor a un mese oggi è a -0,35) deve essere tolto dallo spread per ottenere il tasso di interesse sul quale calcorare la rata mensile. In sostanza in questo anno e mezzo molti mutuatari avrebbero potuto risparmiare e invece si sono ritrovati una rata calcolata con un “tasso minimo” ma superiore a quanto dovuto.
In altre parole molti istituti, pur non previsto dalle condizioni contrattuali, hanno applicato una clausola “floor”. Spiega l’avvocato Emilio Graziuso di Confconsumatori: “Alcune banche applicando il valore zero al parametro di indicizzazione (quando l’Euribor era negativo e quindi andava sottratto al tasso di interese, ndr) hanno trasformato di fatto i mutui in prodotti con un tasso minimo pari allo spread”.
Banca d’Italia: “Tassi non allineati”
Una pratica quest’ultima criticata formalmente da Banca d’Italia che, in una nota rivolta agli intermediari creditizi del 7 aprile, ha richiamato le banche ad applicare correttamente i tassi di interessi e quindi a considerare la diminuzione dell’Euribor negativo. “Sono emerse – scrive Bankitalia – ipotesi in cui gli intermediari hanno neutralizzato l’erosione dello spread derivante dal sopravvenuto valore negativo del parametro, attribuendo a quest’ultimo valore pari a zero. Ciò ha determinato l’applicazione di tassi di interesse non allineati con le rispettive previsioni contrattuali”. In buona sostanza, alcune banche applicando il valore zero al parametro di indicizzazione hanno trasformato di fatto i mutui in prodotti con un tasso minimo pari allo spread. Secondo la Confconsumatori, alla luce di quanto stabilito dalla Banca d’Italia, “gli istituti di credito non solo dovranno astenersi dall’applicare di fatto clausole del cosiddetto “tasso minimo” non pubblicizzate e non incluse nella documentazione di trasparenza e nella modulistica contrattuale, ma, qualora ciò sia avvenuto, dovranno restituire ai clienti quanto pagato in più per la mancata applicazione dei parametri negativi”.
Come rivendicare il rimborso
Nel caso in cui la mia banca non ha ridotto l’Euribor dal tasso, posso chiedere il rimborso? Risponde l’avvocato Graziuso: “Il consumatore deve innanzitutto verificare il parametro, quale, ad esempio, l’Euribor, di indicizzazione e la presenza nel contratto di un tasso minimo sotto il quale il tasso di interesse non può scendere. Qualora non sia indicato il “tasso minimo” e quest’ultimo sia stato nei fatti applicato dall’istituto di credito, l’utente può chiedere la restituzione di quanto ingiustamente corrisposto”.
Quindi per rivendicare il rimborso occorre:
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- avere un mutuo a tasso variabile, indiciazzato all’Euribor, al Bce e simili;
- controllare la documentazione contrattuale e verificare l’esistenza di una clausola “tasso minimo” o “floor” oppure l’indicazione che in caso di Euribor negativo “il tasso sarà pari a…”;
- in assenza di queste clausole occorre prima mettere in mora la banca, intimandola a ricalcolare le rate da quando l’Euribor è sceso sotto a zero.