Per la prima volta dopo 19 anni è diminuita la superficie coltivata da piante geneticamente modificate. Secondo l’ultimo rapporto dell’Isaaa (International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications) i 181 milioni di ettari coltivati nel 2014 sono passati a 179 nel 2015. La diminuzione seppur bassa è comunque un segnale di un’inversione di tendenza. I motivi di questo calo sono due: da un lato ha influito la siccità in Africa e, dall’altro, il calo dei prezzi dei prodotti agricoli. Ma non si può trascurare l’opposizione alle colture geneticamente modificate in Europa e negli Stati Uniti.
Ogm, Europa e Stati Uniti
Attualmente nel vecchio continente è permessa una sola coltivazione Ogm, il mais MON 810 e vige un rigido sistema di autorizzazione preventiva che gli Stati membri difendono strenuamente vista l’opposizione dell’opinione pubblica. In America, invece, dove le materie prime geneticamente modificate sono molto più comuni, è in atto un vivace dibattito sulla necessità di indicare in etichetta gli ingredienti gm. Quando mancano pochi mesi all’entrata in vigore in Vermont di un sistema di etichettatura trasparente, in Senato è ferma una legge federale che vorrebbe, al contrario, nascondere ai consumatori gli ingredienti geneticamente modificati.