Finalmente ci siamo! Milioni di lavoratori stanno per ricevere dall’Inps, a partire da aprile, il documento assicurativo che hanno atteso per oltre 20 anni. L’operazione, ricordata come “progetto busta arancione” è tutt’altro che tempestiva. Più volte annunciata a gran voce e poi sempre rimandata a tempi migliori, recepisce quanto dettato nel 1995 dalla legge n. 335: ad ogni assicurato è inviato, con cadenza annuale, un estratto conto che indichi le contribuzioni effettuate, la progressione del montante contributivo e le notizie relative alla posizione assicurativa (nonché l’ammontare dei redditi da lavoro dipendente e delle relative ritenute indicati nelle dichiarazioni dei sostituti d’imposta).
Un’ analoga operazione, sempre a livello nazionale, in Svezia, richiese sei mesi per essere portata a termine. Il tempo sin qui trascorso ha sollevato negli osservatori più attenti e meno compiacenti giudizi critici e interrogativi sulle ragioni e sulle possibili conseguenze di tale ritardo. Di certo, non è solo una questione di francobolli!
Quali informazioni contiene
I documenti contenuti nella busta arancione serviranno a verificare con precisione:
a) tutta la contribuzione (che risulta) versata all’INPS a proprio favore;
b) a conoscere, in base alle leggi attualmente vigenti, la data di perfezionamento del diritto alla pensione di vecchiaia (o anche anticipata);
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c) a saperne l’importo approssimativo, inflazione a parte;
d) consentirà di verificare il rapporto fra ultima retribuzione percepita e l’importo del primo rateo di pensione messo in pagamento.
Il timore di proteste
Sono in tanti a sostenere che il ritardo sia stato dettato da “scelte politiche” e dal timore di proteste. Contrariamente a quel che si vuole far credere, il cittadino italiano non è bene informato dell’importanza del progetto. Solo il 30% dei cittadini usa abitualmente internet per avere informazioni sull’evoluzione del sistema pensionistico e previdenziale e soltanto un italiano su cinque è consapevole di cosa l’aspetti al momento del pensionamento. Specialmente i più giovani, i più colpiti dagli stravolgimenti legislativi degli ultimi 25 anni, che iniziano a lavorare tardi e con inquadramenti precari.
Il loro primo problema oggi è quello di trovare lavoro, anche senza diritti, di breve durata e con una retribuzione da fame. Non è la pensione il “problema”. Il sistema contributivo che ha eliminato qualsiasi riferimento al principio di solidarietà, compreso il diritto al trattamento minimo, non consentirà le pensioni di un tempo ma, in tanti casi darà luogo a pensioni di importo irrisorio. Meno colpito invece, “pensionisticamente” parlando, chi andrà in pensione con il sistema misto, ovvero con una pensione liquidata in parte con il sistema retributivo e in parte col contributivo, meglio se avrà iniziato a lavorare assai prima del 31 dicembre 1995. Resta da aggiungere che non saranno pensioni esigue a risolvere i mali del sistema pensionistico.
Come tutelarsi dagli errori
Tutti coloro che riceveranno la busta arancione dovranno analizzarla scrupolosamente. Chi non è in grado di farlo da se, potrà rivolgersi ai patronati che si saranno sicuramente attrezzati per fare fronte alla marea di richieste che è prevedibile aspettarsi. Bisognerà accertare che nel prospetto non ci siano errori né tantomeno “vuoti” contributivi nel qual caso sarà indispensabile procedere immediatamente rettifiche e/o a denunce di omissione contributiva, per non incorrere nella prescrizione decennale.