Da tempo attesa la bolletta 2.0 sta finalmente arrivando nelle case degli italiani. Promessa per settembre 2015 è slittata a gennaio 2016, ma non tutti gli operatori hanno fatto in tempo e alcuni anche a febbraio – “per motivi tecnici” – hanno potuto recepire solo parzialmente le linee guida dell’Aeegsi, l’Autorità per l’energia elettrica il gas e il sistema idrico.
La bolletta 2.0 è frutto di un ampio percorso di consultazione avviato nel 2014 dall’Aeegsi coinvolgendo – anche attraverso specifici questionari e audizioni – imprese, consumatori, le loro associazioni e anche giornalisti ed esperti di comunicazione.
Scomparsi i costi orari
La semplificazione riguarda in particolare i contenuti e i termini fondamentali per capire la spesa finale. Ad esempio, nella nuova bolletta quelli che erano i servizi di vendita sono diventati “spesa per la materia energia/gas naturale”, mentre i servizi di rete sono divenuti “spesa per il trasporto e gestione del contatore”.
Le nuove bollette, ovviamente, si assomigliano tra loro e in alcune apprezzabile è l’utilizzo dei colori. Certamente, il colpo d’occhio offerto dalla nuova bolletta pare più comunicativo e informativo rispetto alla vecchia. Scopo primario della 2.0 è, infatti, fornire le informazioni essenziali al consumatore in maniera più efficace: meno nozioni, ma più comprensione.
Tuttavia, concentrandoci sulla sola bolletta dell’energia elettrica, l’opera di sottrazione è forse stata fin troppa. Nella 2.0, infatti, è scomparsa la legenda che spiegava quali siano gli intervalli e i costi nelle diverse fasce orarie F1, F2 e F3. Nella vecchia bolletta l’informazione era egregiamente data in due sole righe: difficile immaginare che nella nuova sia mancato lo spazio per inserirle. Un vero peccato perché i grafici senza legenda, si sa, sono sempre poco comprensibili.
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Più difficile confrontare la convenienza
In effetti, non si tratta di una piccola carenza, giacché pur essendo disponibile il dettaglio dei consumi manca quello dei costi, senz’altro l’elemento di maggior interesse e più immediata comprensione per il consumatore, che proprio sui costi sarà chiamato a scegliere quando verrà superato l’attuale regime di Maggior tutela.
Purtroppo, le cose non migliorano neanche sul portale on line Bolletta 2.0 – appositamente realizzato per fungere da guida interattiva per il consumatore – dove per conoscere alle fasce servono (almeno) tre clic, ma anche in questo caso la vecchia, semplice, dicitura alto e basso costo proprio non c’è.
Può anche darsi che in molti ormai conoscano le fasce (F1 alto costo, F2 e F3 basso costo), ma perché contraddire il vecchio adagio latino repetita iuvant?