Il Movimento Difesa del Cittadino ha presentato un esposto all’Antitrust contro la Apple per pratica commerciale scorretta. Il motivo della denuncia è l’ormai noto “Errore 53” che ha mandato in tilt molti iPhone 6 sottoposti all’ultimo aggiornamento del software.
La vicenda negli Stati Uniti ha messo in moto gli studi legali che stanno preparando una class action contro l’azienda per 5 milioni di dollari. L’accusa è quella di non aver adeguatamente informato i clienti che l’aggiornamento eseguito su melafonini in cui il tasto Home era stato precedentemente sostituito in centri di assistenza non autorizzati dalla Apple avrebbe portato al blocco totale e irreparabile del dispositivo con perdita di tutti i dati in memoria.
CONSUMATORI INGANNATI E RIMBORSI DIFFICILI
Nell’esposto all’Autorità per la concorrenza e il mercato, Francesco Luongo, vicepresidente di MDC, ha evidenziato la scorrettezza della pratica commerciale posta in essere dall’azienda “non avendo la stessa né informato gli acquirenti della limitazione nell’utilizzo del telefonino connessa a questa tipologia di errore irreversibile, né fornito informazioni su come risolvere la problematica senza recarsi ad un negozio ufficiale Apple“. Infatti, “l’errore 53 manda il terminale in Recovery Mode e chiede all’utente di collegare il dispositivo ad un PC per completare l’aggiornamento e il ripristino usando il software iTunes. Sfortunatamente l’aggiornamento e il ripristino di un dispositivo che abbia visualizzato “l’errore 53” in modalità di recupero non funziona rimandano di nuovo il terminale in modalità di recupero, intrappolandolo in un loop infinito“.
Ma non finisce qui. La Apple, infatti, dopo essersi (tardivamente) scusata con i consumatori ha predisposto una soluzione al problema che lascia comunque insoddisfatti: la navigazione sul sito web della sezione supporto e la richiesta di rimborso risultano infatti particolarmente macchinose per il consumatore medio.
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Per MDC tutto questo integra “una violazione degli artt. 20 n. 2 e 3 del Codice del Consumo essendo la condotta della Apple idonea a falsare il comportamento economico del consumatore medio cui è stata taciuta questa limitazione di funzionalità dell’iPhone alla base del cosiddetto ‘errore 53’ e connessa alla sua legittima riparazione anche in centri non autorizzato dalla casa produttrice. Altresì si ritengono violati l’art. 21 n. 1 lett. b), e), g), nonché l’art. 22 n. 1 e 2 del Codice e, con riferimento alla particolare complessità delle procedure per il rimborso delle spese di riparazione dell’iPhone, anche l’art . 25 comma 1 lett. d)”.