Le sigarette elettroniche? Fanno male quanto quelle tradizionali, almeno alle donne in stato di gravidanza e ai loro feti. La ricerca appena pubblicata dalla professoressa Judith Zelikoff, della New York University negli Stati Uniti, fa già discutere in tutto il mondo. Per quello che ha rivelato e per il fatto che tanto la scienziata che la sua facoltà non possono certo essere accusate di essere troppo morbide con Big Tobacco. Al contrario, da anni sono capofila nel sostenere che i divieti di fumo debbano essere estesi alle sigarette elettroniche e che nel mondo delle e-cig giocano, forti, gli interessi dei produttori di tabacco che si vedono svuotare, di anno in anno il serbatoio di consumatori e il mercato.
Ora i risultati di uno studio che la Zelikoff definisce orgogliosa “innovativo”.
La ricerca, sulla base di studi effettuati su topi, mostra che l’esposizione alla nicotina emanata da questi dispositivi interrompe l’attività di migliaia di geni nella regione del cervello responsabile delle funzioni mentali superiori. Con effetti pericolosi al sistema nervoso del feto o del neonato. L’analisi dei modelli di attività dei geni alterati indicato che potrebbero portare a riduzioni di apprendimento, di memoria e coordinamento, e a un aumento di comportamento iperattivo.
Categorico il giudizio della professoressa Judith Zelikoff: “Le donne credono di essere più sicure rivolgendosi a questi prodotti in alternativa alle sigarette. Beh, non lo sono”.
Certo, resta il fatto che mentre la sigaretta elettronica espone solo al rischio nicotina (che come dimostra lo studio non è cosa da poco), quella tradizionale, in più, riversa nell’organismo centinaia di sostanze cancerogene.
Ma la ricerca ha lanciato un sasso nello stagno che non mancherà di far rumore. Increspando il nuovo mercato di quei prodotti “a ridotto impatto sulla salute” che proprio alcuni big del tabacco, come la Philip Morris stanno lanciando in questo periodo.