Dalla indistinta tassa sui rifiuti urbani i Comuni, per rispettare il principio del chi “più inquina più paga”, dovrebbero passare alla tariffa puntuale, calcolata sulla base della effettiva produzione di rifiuti non riciclabili. Per raggiungere questo obiettivo le amministrazioni devono attrezzarsi per il riciclaggio (secondo il decreto legislativo 22/1997) e stimolare i cittadini a cooperare, anche facendoli risparmiare. In Italia c’è chi si è distinto in questo e chi è rimasto al palo. Laura Brambilla di Legambiente, segue il progetto Comuni Ricicloni su scala nazionale, un progetto che oltre a controllare i dati riguardanti ogni aspetto della “situazione rifiuti” relativi alle migliaia di Comuni italiani, ne premia le pratiche virtuose. Qui vi presentiamo alcune realtà che applicano la Tarip, la tariffa puntuale.
Mantova e i sacchetti tracciati
Cominciamo da Mantova dove, spiega Brambilla, “si applica la misurazione puntuale del rifiuto indifferenziato e su questa base si calcola la tariffa per i cittadini. Il sistema di raccolta utilizza il tipico porta a porta con bidoni oppure usa sacchetti a perdere dotati di rilevatore Rfid (una targhetta con codice a barre abbinato all’utente che viene letta da un’antenna posizionata sul mezzo di raccolta) o, ancora, il sistema a cassonetti condominiali”. La tariffa è composta da una quota fissa (che per le utenze domestiche è determinata in base ai metri quadri e al numero di componenti il nucleo familiare) e da due quote variabili. “La prima variabile – spiega l’esperta di Legambiente – fa riferimento alla raccolta differenziata e ai relativi costi ed è determinata in forma parametrica, mentre la seconda variabile fa riferimento al rifiuto indifferenziato”.
Nello specifico “l’applicazione della tariffa prevede una soglia inferiore, molto bassa, che è sempre pagata, mentre ogni ulteriore svuotamento effettuato viene contabilizzato e fatturato a conguaglio”. L’esempio di Mantova è importante perché testimonia che l’applicazione della tariffa puntuale è possibile anche in città capoluogo di provincia e non solo in piccoli centri. Ivana Bertolasi, è l’amministratore delegato di Mantova Ambiente, società che nel mantovano gestisce con questo sistema il servizio in 31 Comuni. Come si paga la quota variabile? “Una famiglia di 3 persone, grazie al porta a porta avviato da ottobre 2013, può conferire fino a 5 bidoni da 120 litri di indifferenziata l’anno pagandoli 7,18 euro l’uno. Fino a 11 conferimenti l’anno si paga la stessa cifra ma dal 12° in poi pagheranno 9,33 euro a conferimento”. In media quindi chi inquina di più paga un sovrapprezzo del 30%.
Il sistema progressivo di Parma
Dal mese di luglio 2015 anche a Parma si applica il nuovo sistema tariffario e l’amministrazione ci offre degli esempi: prima della tariffa puntuale una famiglia di 3 persone abitante in un appartamento di 100 mq pagava una bolletta di 254 euro l’anno; ora la tariffa è progressiva e dipende dagli svuotamenti del bidone “microchippato” dei rifiuti indifferenziati: se la stessa famiglia ne fa fino a 24 (comportamento virtuoso) la bolletta sarà di 236 euro l’anno; se ne fa fino a 36 la bolletta salirà a 254 euro; se ne fa fino a 52 la bolletta arriverà a 276 euro.
L’esempio di Serra Dè Conti
Dalle città capoluogo ai centri più piccoli, il ventaglio delle soluzioni è molto ampio. Uno spunto interessante ce lo offre Serra de’ Conti in provincia di Ancona dove si applica la tariffa puntuale e la percentuale di rac- colta differenziata è altissima: circa l’82%. Secondo Legambiente nel Centro Italia è il Comune migliore in assoluto per buona ge- stione dei rifiuti in quanto incentiva la ridu- zione della quantità totale di rifiuti prodot- ti, punta sulla sicurezza dello smaltimento e sull’efficacia del servizio. “L’amministrazione – dice Brambilla – spinge i propri cittadini ad assumere comportamen- ti virtuosi attraverso la riduzione dell’acqui- sto di materiale non riciclabile (polistirolo, grandi confezioni, ecc.), l’utilizzo borse di tela al posto degli shopper in plastica tradi- zionale, l’acquisto di frutta e verdura sfusa, evitando così i prodotti usa e getta preferen- do alimenti e detersivi alla spina”.
Capannori a “rifiuti zero”
A Capannori in provincia di Lucca è nato il centro ricerca “Rifiuti Zero” l’organismo unico in Italia che ha l’obiettivo di sviluppa- re iniziative per ridurre “a monte” l’utilizzo di materiali non riciclabili, in particolar modo negli imballaggi. “Il Comune – prosegue l’esperta di Legambiente – promuove campagne di sensibilizzazione rivolte ai cittadini esortandoli a fare il compostaggio domestico, bere il ‘latte alla spina’, usare pannolini e assorbenti ecologici, comprare il detersivo sfuso, usare borse per la spesa in tela, ecovaschette, gomme da masticare biodegradabili e via elencando”. Per facilitare la vita dei cittadini l’amministrazione ha messo a disposizione una compostiera pubblica, ha eliminato la plastica da tutte le mense, ha aperto un “Centro del Riuso” dove i cittadini possono portare mobili, vestiti ed altri oggetti in buono stato invece di buttarli. Il sistema di raccolta funziona sul porta a porta integrale, senza cassonetti, e ai cittadini vengono consegnati gratuitamente appositi contenitori e sacchetti. “Il Comune di Capannori – conclude Brambilla – applica la tariffa puntuale, composta da una parte fissa e una parte variabile. La parte fissa è calcolata in base ai metri quadrati e al numero dei componenti del nucleo familiare, quella variabile invece in base all’effettiva produzione di rifiuto indifferenziato”.
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