Gli ingredienti per una nuova tempesta perfetta ci sono tutti: le borse crollano, le economie mondiali rallentano, il prezzo del petrolio è ai minimi storici, i tassi di interesse decisi dalle banche centrali sono vicini allo zero ma lo spettro della deflazione aleggia sul Vecchio Continente. Ma i consumatori non dovrebbero rallegrarsene almeno per i “tassi zero”? Quali sono gli effetti sulle tasche dei riasparmiatori? Ci si guadagna sempre?
Mutui ok, Bot ko
In linea di massima con tassi prossimi allo zero se ne avvantaggia di più il debitore mentre ci rimette chi oggi presta i soldi attraverso piccoli investimenti (titoli di Stato e obbligazioni a basso rischio e rendimento). La coperta per i consumatori insomma è sempre troppo corta: se si tira da una parte – a vantaggio di chi ha in corso un mutuo variabile, intende fare una surroga oppure vuol accendere un prestito – si scopre dall’altra – i depositi sono infruttiferi, i conti deposito non rendono più, i Bot sono addirittura negativi. Occhio quindi a non rinnovare a scatola chiusa i titoli di Stato o le obbligazioni a basso rendimento: tra bolli e commissioni a scadenza potreste addirittura ritrovare – un po’ – meno di quanto investito. Questo non vuol dire che bisogna strizzare l’occhio a strumenti più rischiosi (i titoli azionari, specie i bancari, sono sotto le macerie): vi consigliamo semplicemente di non sottoscrivere a cuor leggero, ma di valutare bene i rendimenti e i costi di istruttori. Oggi più che mai, soprattutto per i titoli a basso rischio-rendimento.
La doppia velocitÃ
C’è anche da dire che, rispetto alla doppia velocità che penalizza gli automobilisti alla pompa, quando il prezzo della benzina è sempre troppo lento a scendere rispetto al “crollo” del petrolio, i tassi di interesse di mutui e prestiti (ma anche i rendimenti dei titoli in diminuzione) sono più “sensibili” ad adeguarsi alle decisioni della Banca centrale europea. Il tasso Bce è allo 0,05% e gli effetti sui mutui si vedono: il migliore tasso fisso a vent’anni è oggi intorno al 2% quando fino a due-tre anni fa il migliore si aggirava intorno al 4%. I tassi per le surroghe (40% del valore dei finanziamenti immobiliari 2015) prevedono spread a partire dall’1,10%. Di convenrso i rendimenti dei titoli di Stato, almeno alcuni, sono negativi. Segno che la coperta resta sempre corta per i consumatori.