Una pesante denuncia arriva da Greenpeace: un’inchiesta dell’associazione ambientalista ha svelato che gli incendi che recentemente hanno distrutto le foreste torbiere del Borneo sono stati provocati da compagnie produttrici di olio di palma cosiddetto “sostenibile”.
I ricercatori di Greenpeace sono arrivati a questa conclusione dopo aver esaminato tre piantagioni nel Borneo indonesiano, di proprietà delle compagnie indonesiane IOI Group, Bumitama Agri Ltd e Alas Kusuma group. Il risultato dell’indagine non ha lasciato dubbi negli attivisti di Greenpeace: a dispetto dell’appartenenza a importanti enti di certificazione di sostenibilità – quali la Tavola Rotonda per l’Olio di Palma Sostenibile (RSPO) e il Forest Stewardship Council (FSC) – queste aziende non ne hanno rispettato gli standard e si sono rese responsabili della devastazione dei mesi scorsi.
Dal 1990 ad oggi, l’Indonesia ha perso un quarto delle sue foreste a causa dell’espansione indiscriminata delle piantagioni di palma da olio e cellulosa.
L’urgenza adesso è quella di spezzare il legame tra questi fornitori scorretti e le aziende che, inconsapevolmente, vi ricorrono. E impedire che l’olio di palma proveniente da queste piantagioni venga immesso sul mercato da commercianti di materie prime arrivando anche nei prodotti di quei marchi internazionali che hanno adottato politiche di “No deforestazione”.
L’unico modo per farlo, spiega Martina Borghi della campagna Foreste di Greenpeace Italia, è chiedere agli enti di certificazione di “espellere le aziende complici del dilagare degli incendi che distruggono le foreste torbiere e soffocano il Sud-est asiatico”.
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A tentare di spezzare il legame tra la produzione di olio di palma e la deforestazione è oggi anche il Palm Oil Innovations Group (POIG), gruppo che riunisce aziende che producono e utilizzano olio di palma (Ferrero e Danone sono tra i marchi che vi hanno aderito) e ONG ambientaliste. L’associazione mira a rafforzare gli standard dell’ente di certificazione Tavola Rotonda per l’Olio di Palma Sostenibile, ritenuti poco efficaci, come l’indagine di Greenpeace ha dimostrato. Per questo l’obiettivo è di puntare maggiormente sulla responsabilità ambientale, sulla partnership con le comunità locali e sull’integrità aziendale e di prodotto.