Una class action contro i marchi Nestlé, Hershey’s e Mars è stata depositata in California: la multinazionale proprietaria tra l’altro del brand Nesquik è accusata di complicità in schiavitù e per sfruttamento di bambini nei campi di cacao in Costa d’Avorio, come ha precisato lo studio legale Hagens Berman specializzato nella difesa dei consumatori che segue l’azione di classe. I promotori contestano ai fornitori di cacao della Nestlé la tratta e il lavoro forzato dei bambini. Secondo uno sconvolgente reportage pubblicato all’inizio di settembre da Joe Sandler Clarke sul blog del Guardian, dal titolo “Child labour on Nestlé farm” (i bambini lavorano nelle fabbriche Nestlé), bambini di età inferiore a 15 anni continuano a lavorare nelle fattorie di cacao collegate a Nestlé, più di un decennio dopo che l’azienda alimentare ha promesso di porre fine all’utilizzo di lavoro minorile nella sua catena di fornitura.
“I consumatori che si sono rivolti a noi sono scioccati dal fatto che dolciumi che essi consumano abbiano un prezzo di produzione oscuro e amaro”, ha detto Steve Berman.”Il lavoro minorile non ha posto nella nostra catena di creazione di valore”, afferma Nestlé interpellata dall’agenzia finanziaria Awp. Il gruppo aggiunge tuttavia che occorre un atteggiamento “proattivo e orientato sul lungo termine” di tutte le parti per sradicare lo sfruttamento dei bambini in Costa d’Avorio. Denunce collettive come quella depositata in California non rappresentano il metodo adatto, viene sottolineato. “Prendiamo misure per eliminare a tappe il lavoro minorile. Esaminando ogni caso affrontiamo il problema alla radice“, ha aggiunto Nestlé.