Nel paese europeo con il più alto numero di cesarei (si supera il 37% mentre, secondo non si dovrebbe oltrepassare il 15%) è ipotizzabile partorire in casa?
Sembra un paradosso ma a chiedere che questa pratica venga utilizzata sempre di più sono in molti. E con diverse ragioni: partorire in casa con l’assistenza di due ostetriche esperte, nelle gravidanze a basso rischio garantisce la stessa sicurezza che farlo in ospedale e costi minori per lo Stato.
LE REGIONI DIANO LA LIBERA SCELTA
Gli appelli a far sì che in ogni regione siano garantiti gli stessi diritti di scelta sono sostenuti da diverse associazioni, come il Comitato per la salute della nascita, le Ostetriche Cerchio di Maia e l’Associazione nazionale ostetriche parto a domicilio e casa maternità. Organizzazioni che chiedono che le spese per il parto domiciliare vengano rimborsate dal Servizio sanitario, come già avviene in diverse Regioni (Piemonte, Emilia-Romagna, Marche, Lazio).
SENZA RISCHI?
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È una scelta sicura – giurano molte ostetriche – quanto quella in ospedale, come ha verificato una ricerca su 24.000 donne (Olsen O., “Meta-analysis of the safety of home birth”, pubblicata in “Birth”, 1977) che dimostra come sia un’alternativa per donne a basso rischio, che riduce gli interventi medici inutili su donne e bambini sani (episiotomia, accelerazione del parto ecc.).
Per basso rischio, va detto, si intende la scarsissima probabilità di un’emergenza che viene stabilita in relazione agli esiti dei precedenti parti e alle condizioni di salute di base: alcune condizioni vengono selezionate a inizio gravidanza, ma la maggior parte delle condizioni di salute vengono valutate a fine gravidanza dall’ostetrica.
CHI PUO’ FARLO
Per poter partorire in casa la donna deve arrivare al termine in buona salute (pressione normale, anemia fisiologica), il bambino deve essere cresciuto bene ed essere in presentazione cefalica, il travaglio deve iniziare spontaneamente.
Esistono anche linee guida al riguardo, frutto di esperienza e di ricerche scientifiche, che un’ostetrica deve seguire.
“E SE C’È UN IMPREVISTO?”
In tal caso ci sono azioni da eseguire. Per questa ragione le ostetriche sono sempre presenti in due durante il parto a casa o in casa maternità e debbono avere la possibilità di andare in ospedale, se questo si rende necessario. L’ospedale non deve distare più di 30 minuti dalla casa della partoriente.
Il 90% dei trasferimenti avviene in tutta tranquillità, con la propria macchina, e solo quando c’è un problema che non può essere risolto a domicilio, spiegano le ostetriche. Ospedale infatti non significa emergenza, perché in quei rarissimi casi di emergenza l’ostetrica domiciliare ha gli strumenti e le capacità per intervenire, eventualmente anche nell’attesa dell’arrivo dell’ambulanza.
QUALE OSTETRICA
L’importanza dell’ostetrica è dunque fondamentale e, per questa ragione, è opportuno sceglierne una adatta. I criteri per individuarla, sono: la sua esperienza, la vicinanza geografica, la disponibilità, l’impatto emotivo, l’appartenenza a un gruppo (che le dà la possibilità di essere sostituita in caso di imprevisti), la qualità del suo rapporto con l’ospedale di riferimento, la frequenza di corsi professionali di aggiornamento, la sua capacità di ascoltare i desideri dei futuri genitori rispondendo alle loro aspettative con competenza e professionalità.
CHI DICE NO
Non tutti sono favorevoli al parto in casa. Non lo è, per esempio, la Sigo (la Società italiana di ginecologia e ostetricia), che non lo ritiene ancora sicuro in Italia e afferma che nei paesi del Nord Europa le donne sono libere di partorire tra le mura domestiche in piena sicurezza proprio perché fuori casa viene parcheggiato un centro mobile di assistenza, che rimane a disposizione per tutto il periodo del travaglio, e alla partoriente viene riservato un posto nell’ospedale più vicino. Tutto è pronto, insomma, per ogni evenienza e tutto è reso disponibile dallo Stato.