Alcuni vaccini potrebbero rendere i batteri patogeni più pericolosi, invece che combatterli. Creando superbatteri ancora più difficili da debellare. È uno dei segnali di allarme lanciati da una ricerca sul virus della malattia di Marek nel pollame, pubblicata il 27 luglio sull’US Journal PLOS Biology.
Lo studio sperimentale, evidenzia che i vaccini proteggerebbero in modo imperfetto gli animali, il che permetterebbe al virus di sopravvivere e di evolversi in ceppi più virulenti di quelli iniziali. Quello della selezione dei batteri resistenti, però, è un allarme oramai mondiale su cui pesa – e tanto – l’uso di antibiotici in allevamento, come racconta l’inchiesta del Test pubblicata nel numero appena uscito in edicola.
L’INCHIESTA DEL TEST DI AGOSTO
Polli, maiali, conigli, vitelli sottoposti a cure a base di potenti antibiotici e a dosi massicce, sviluppano spesso superinfezioni, che finiscono per mettere in circolo dei batteri resistenti che ci possono essere trasmessi tramite il cibo. A dichiararlo sono ormai centinaia di scienziati, medici, associazioni, istituzioni. E le prove non mancano.
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CARNE AMMALATA
La BEUC (Organizzazione dei consumatori europei) spiega: “La resistenza agli antibiotici è uno dei problemi di salute pubblica più difficili del nostro tempo: gli antibiotici potrebbero non curare le infezioni batteriche e le infezioni comuni come il mal di gola potrebbero rivelarsi fatali”.
Ed è la stessa organizzazione a fornire i dati che dimostrano come non si tratti di un rischio immaginario. Dopo una serie di prove su prodotti a base di carne, è emerso che la presenza di batteri resistenti agli antibiotici è diffusa. Infatti sono state trovate grandi percentuali di campioni contenenti batteri resistenti agli antibiotici, tra cui i batteri ESBL, methicillinresistance Staphylococcus (MRSA) e Campylobacter resistenti. Tutti provocano gravissime infezioni con limitate opzioni di trattamento”.
In 6 paesi dell’Unione Europea oltre il 70% dei prodotti a base di carne testati sono risultati contaminati da batteri antibiotico-resistenti. In altri 8 paesi i batteri resistenti erano nel 50% dei prodotti a base di carne. In Francia i batteri resistenti erano ai livelli più bassi, ma presentavano un profilo di resistenza specifico a importanti classi di antibiotici: quelle che usiamo maggiormente in medicina umana. Tanti, poi, i “batteri multiresistenti” (cioè resistenti a vari tipi di antibiotici).
E l’Italia? Purtroppo non è un’isola felice, tutt’altro.
Le ricerche condotte sui prodotti in vendita da noi dimostrano che la carne di pollame che consumiamo è tra le più contaminate. I test effettuati a ottobre 2013 ci dicono che l’82% dei prodotti avicoli è contaminato da batteri resistenti agli antibiotici.