La copertura sanitaria in futuro ci sarà ancora? Gli italiani hanno paura di no e già ora si sentono costretti a rivolgersi al privato. Mentre le famiglie segnalano come priorità in campo sanitario la necessità di intervenire sulle liste d’attesa, dai tempi improponibili.
A parlarne è il Censis, che ha presentato oggi una ricerca dal titolo “Oltre l’attuale welfare integrativo: rinnovare la previdenza complementare e la sanità integrativa”. Dalla ricerca emerge che nel 2014 gli italiani hanno speso ben 1 miliardo di euro in più per la spesa sanitaria. Si tratta di 33 miliardi di euro usciti dalle tasche degli italiani i quali si sono dichiarati insicuri rispetto alla copertura sanitaria futura. Ad essere maggiormente preoccupato è chi risiede nel Sud Italia ma anche il 74% delle famiglie con un solo genitore e il 67% delle coppie con figli.
LISTE DI ATTESA SEMPRE PIU’ LUNGHE
La ricerca realizzata dal Censis-Rbm Salute ha anche rilevato un peggioramento delle liste d’attesa del servizio pubblico: 20 giorni in più per una risonanza magnetica al ginocchio (nel 2013 si attendevano “solo” 45 giorni, nel 2014 la media di attesa è di 65 giorni.
E che dire di una semplice ecografia all’addome? Qui la lista di attesa è passata da 58 a ben 71 giorni. Per una colonscopia invece si devono attendere non più 69 giorni ma 79.
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E per quanto riguarda i costi? Quasi quasi è più conveniente fare gli accertamenti in strutture private, il che è tutto dire. Pensate che “una colonscopia senza biopsia nel pubblico costa mediamente 56 euro di ticket e richiede 3 mesi di attesa (fino a un massimo di 6 mesi nel Centro Italia) oppure 224 euro nel privato con una settimana di attesa: il costo a carico del cittadino è di 28 euro per ogni giornata in meno di attesa. Una risonanza magnetica al ginocchio nel pubblico richiede un ticket di 63 euro e 74 giorni di attesa, 142 euro di costo nel privato con soli 5 giorni di attesa”.
E COSTI IN AUMENTO
I costi sociali oltre che economici di questi ritardi sono emormi. Ben 9 milioni di persone nell’ultimo anno si sono sentite costrette ad effettuare visite specialistiche pagando privatamente, dunque per intero. E gli italiani che nell’ultimo anno hanno fatto almeno un accertamento specialistico (radiografia, ecografia, risonanza magnetica, Tac, elettrocardiogramma, pap-test, ecc.) sono stati 22 milioni: 5,4 milioni hanno pagato per intero la prestazione (1,7 milioni di questi sono persone a basso reddito). E sono 4,5 milioni gli italiani (di cui 2,8 milioni a basso reddito) che hanno dovuto rinunciare ad almeno una prestazione. Cosa significa?
Che alla fine pagare di tasca propria sta diventando anche per le persone con redditi bassi la condizione per accedere alla prestazione in tempi realistici.
E l’intramoenia – spiega il Censis – non aiuta: “Il servizio privato all’interno delle strutture pubbliche ha costi di solito superiori al privato puro e tempi di attesa più lunghi. Una visita cardiologica costa in media 113 euro con 7 giorni di attesa in intramoenia, 108 euro e 5 giorni di attesa nel privato. Una risonanza magnetica del ginocchio senza contrasto costa in intramoenia 152 euro con 11 giorni di attesa, 142 euro con 5 giorni di attesa nel privato puro. Una prima visita oculistica costa 105 euro con 12 giorni di attesa in intramoenia, 102 euro con 6 giorni di attesa nel privato puro”.
Le differenze tra servizio sanitario pubblico e privato diventano meno pesanti però quando parliamo di analisi di laboratorio. Tempi e costi sono quasi equivalenti. Per esempio l’analisi dell’emocromo costa 7 euro di ticket presso il SSN e 10 euro presso il privato. Le attese per i risultati sono più o meno le stesse.
Ora la domanda è: si ha intenzione di intervenire per far sì che la salute dei cittadini torni ad avere la priorità o si continuerà a pensare che i tagli alla spesa pubblica debbano prevedere la continua revisione al ribasso delle risorse destinate alla Sanità?