Senza parabeni. Fenossietanolo-free. Privi di alluminio. E ancora: liberi da ammoniaca o da conservanti.
Per anni, anche grazie alle nostre inchieste, abbiamo fatto pressione su grandi e piccole case di cosmetici per convincerle a fare un passo indietro su ingredienti indesiderabili perché sospetti di effetti tossici.
Qualche produttore, dopo anni di resistenze, ha ceduto e intelligentemente ha deciso per precauzione di non utilizzare molecole chiacchierate e ne ha fatto, giustamente, motivo di vanto in etichetta. Non tutti i big hanno percorso questa strada, ma qualcuno lo ha fatto. E naturalmente rivendica fin dalla confezione o dalla sua pubblicità la sua scelta. Ovvio, direte voi, a patto che si tratti di dichiarazioni veritiere e verificabili.
Peccato che anni di test e ricerche indipendenti, di pressioni e proteste dei consumatori potrebbero ora andare a farsi benedire. Provate a immaginare chi vuole vestire il ruolo di esecutore finale (qualcuno userebbe termini un po’ più pesanti) di questa scelta di trasparenza?
No, cosa andate a pensare, non si tratta della potente lobby della chimica.
È la Commissione Europea che sta seriamente valutando, attraverso un regolamento in fase di realizzazione, di vietare qualunque indicazione in etichetta o in pubblicità sull’assenza di questi ingredienti.
Il gruppo di lavoro europeo accusa le diciture di questo genere di costituire “pratiche anticoncorrenziali”. In sostanza chi dichiara che il suo deodorante è senza alluminio denigrerebbe i prodotti con alluminio. Con buona pace, nella testa degli euroburocrati, dei consumatori che, privi di indicazioni comprensibili, a quel punto dovranno mettersi a cercare con la lente di ingrandimento nella lista degli ingredienti, muniti tra l’altro di un dizionario per cercare nei flaconi tra i termini scientifici i composti che contengono alluminio.
E sui parabeni in creme e prodotti per la doccia cosa dire? Nulla, vorrebbero a Bruxelles, per non turbare chi continua a usarli. E lo stesso vale nei prodotti per l’infanzia privi di un perturbatore endocrino come il fenossietanolo o in quelli, per adulti e bambini, che usano come conservanti i cessori di formaldeide, potenziale rischio cancerogeno.
Semmai dovesse passare un regolamento tanto scandaloso sarebbe un altro – non certo il primo, purtroppo – passo indietro dell’Europa sulla strada della trasparenza e perfino del buonsenso.
Ma prima di allora proveremo, anche con il vostro aiuto, a far sentire la nostra voce a Bruxelles per impedire questo scempio.
Magari rendendo noti i nomi di chi ha avuto questa bella pensata, per cercare di comprendere se, per caso, non ci siano personaggi in odore di conflitto di interesse. Non sarebbe la prima volta che ciò accade e influenza le decisioni della Commissione europea.
Una proposta la facciamo fin da ora all’esecutivo di Bruxelles: far approvare un bollino che assicuri che le decisioni legislative siano scevre da qualunque suggerimento delle lobby economiche. Un bollino “lobby-free” sarebbe una gran bella presentazione per i consumatori comunitari.
A meno di non considerarlo anticoncorrenziale…