In tempi di crisi economica e occupazionale, è una notizia che impressiona: nel trevigiano un intero paese si scaglia contro la proliferazione delle vigne per la produzione di prosecco attraverso la chimica. Nonostante sia uno dei vini italiani più conosciuti al mondo, per gli abitanti di Revine Lago, è ora di porre un limite alle coltivazioni che appestano l’ambiente e aggravano la salute con i pesticidi. Il piccolo centro in provincia di Treviso conta 2000 residenti, e già in 800 hanno firmato un appello a Maurizio Martina, per fermare la loro terra “dall’invasione dei pesticidi”.Â
Assediati dai pesticidi
A guidare la rivolta contro l’eccesso di chimica nei campi della zona è un produttore biologico, Luciano De Biasi, fondatore del comitato “Basta vigneti”, che si lamenta l’impossibilità di coltivare in modo biologico a causa della pesante presenza di pesticidi. ”Sono costretto – dice De Biasi, come riportato da Repubblica – a consegnare l’uva alla cantina come se fosse prodotta in modo convenzionale in quanto risulta contaminata da pesticidi provenienti dai vigneti confinanti. Anche lo scorso anno ho fatto analizzare un campione di uve ed è risultato non conforme al decreto ministeriale n. 309 del 13.01.2011 perché è stata riscontrata la presenza di ben quattro pesticidi sopra i limiti consentiti”. A questo si aggiunga che ogni volta che piove, vengono passate ulteriori dosi di fitofarmaci sulle vigne.  La questione è delicata, il prosecco docg è una potenza economica, lo scorso anno ha venduto a livello internazionale più bottiglie del diretto competitore, lo champagne. Eppure gli abitanti di Revine Lago, incluso il sindaco, sono determinati ad andare avanti con la battaglia, se non proprio fino a vietare l’uso dei pesticidi, permettendo solo la coltivazione biologica, almeno fino a limitarne pesantemente l’uso.
Il precedente del mancozeb
Del resto, non è la prima volta che gli abitanti della zona si rivoltano contro l’eccessivo uso di pesticidi. Già nel 2012, come raccontava Giulio Meneghello sul Salvagente, furono forti le proteste contro l’uso del mancozeb, un anticrittogamico riconosciuto ufficialmente come interferente endocrino e già allora dichiarato “verosimilmente cancerogeno per l’uomo”, che veniva utilizzato regolarmente nelle colline della Valdobbiadene. Trecentomila chili di un prodotto potenzialmente causa di  ipotiroidismo o ipertiroidismo, cancro alla tiroide e danneggiare sia le donne incinte che i loro feti, sparsi anche con l’utilizzo degli elicotteri, nonostante fosse vietato dal 2007. Allora nonostante gli studi scientifici sul mancozeb fossero già conosciuti era stata concessa l’autorizzazione a finire le scorte del prodotto già acquistato, e questo quando persino il Consorzio del Prosecco aveva sconsigliato l’uso di quel pesticida. Eppure il mancozeb non è mai stato ritirato dal commercio e risultata ancora in uso tra quelle colline.