Al cuore non si comanda: il muscolo si contrae instancabilmente per tutta la vita dalle 60 alle 100 volte al minuto. E lo fa da sé, senza cioè che ci sia bisogno di un comando come accade per tutti gli altri organi. Perché continui a farlo sempre, e mantenga in vita il nostro corpo, occorre che sia accudito e coccolato. Come? Aiutano senza dubbio uno stile di vita corretto e una sana alimentazione.
Quante volte abbiamo sentito ripetere questa frase? Tante e anche i due autori di Nutrire il cuore (L’Asino d’oro editore) lo spiegano ai loro pazienti e lettori. Leda Galiuto, infatti, è ricercatrice e professore aggregato presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore oltre a essere responsabile dell’Unità operativa di riabilitazione cardiovascolare del policlinico Gemelli di Roma. Giacinto Miggiano, invece, è direttore dell’Unità operativa di dietetica e nutrizione umana del Policlinico Gemelli di Roma e del Centro di nutrizione umana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il libro si arricchisce poi di dieci ricette dello chef pluristellato Heinz Beck che ben si abbinano tanto al gusto e alla ricercatezza in tavola quanto a un apporto nutrizionale equilibrato. Il Test-Salvagente ha intervistato i due autori.
Dottoressa Galiuto, quali sono le situazioni più comuni che possono mettere a rischio il cuore?
Fumo, ipertensione arteriosa, diabete, dislipidemia, obesità, stress, sedentarietà, alcool e droga (la cocaina, soprattutto) danneggiano ampia- mente il cuore. Nel libro si affrontano tutti i fattori di rischio e come curarli con l’alimenta- zione corretta.
Dottoressa dalla lettura del vostro libro sco- priamo che si può morire di crepacuore, non è quindi solo un modo di dire.
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La sindrome di crepacuore è ritenuta benigna, ma una recente ricerca internazionale pubblicata sulla più prestigiosa rivista di medicina al mondo alla quale il nostro team ha contribuito come unico gruppo italiano, ha dimostrato che di sindrome di crepacuore si muore tanto quan- to d’infarto. Sono più a rischio le donne, dopo la menopausa, soprattutto dopo un forte stress emotivo come un lutto, una perdita, un evento doloroso.
Una parte importante nella salute del cuore è legata al nostro stile di vita. Ci spiega il dottor Miggiano che “infarto ed ictus sono malattie che per l’80-90% sono legate proprio a uno stile di vita non corretto, ossia una cattiva alimentazione, una ridotta atti- vità fisica e ad abitudini voluttuarie, come il fumo o l’uso di alcune droghe”.
Non ci dirà, dottor Miggiano, che dobbiamo votarci alle rinunce…
Oggi purtroppo è difficile mettere in atto i precetti di uno stile di vita sano. Penso ai cambiamenti di vita legati al passaggio dalla campagna alla città (fenomeno dell’inurba- mento) che ha ridotto di molto il tipo e la quantità di attività fisica e ai cambiamenti di vita quotidiani e di lavoro che portano a consumare spesso i pasti fuori casa. Poi c’è il lavoro particolarmente stressante: tut- ti fattori che costituiscono ostacoli al vivere sano. Possiamo dire che quelle del cuore sono le malattie del mondo moderno.
Se dovesse indicare un punto di partenza per cambiare il nostro stile di vita cosa consiglierebbe?
L’attività fisica è importante perché, a qual- siasi livello e a qualsiasi età, fa bene sia dal punto di vista fisico (cuore e muscoli in at- tività bruciano calorie, evitandone l’accumulo, migliorano la struttura e quindi la efficienza di contrazione). Senza dimenticare poi l’effetto psicologico di una regolare attività fisica soprattutto se effettuata all’aperto e in gruppo (utile per socializzare) fin da bambini.
Nessun alimento di per sé è completo. In Nutrire il cuore i due autori ne elencano otto categorie otto categorie. E spiegano che la varietà della scelta degli alimenti è la regola per raggiungere la completezza nutrizionale.
Dottor Miggiano, come dobbiamo compor- tarci? Fare il nostro menu come se stessi- mo dosando un pericoloso mix chimico?
Basta considerare che ogni alimento preso a sé non è completo in quanto non contiene tutti i nutrienti che noi dobbiamo assumere per vivere. E d’altra parte nessun alimento è identico ad un altro. Per questo se vogliamo assumere tutti i componenti di cui abbiamo bisogno (in tutto 45 composti essenziali!), dobbiamo rivolgerci a un ampio numero di alimenti. Per favorire scelte idonee, gli esperti di nutrizione hanno cercato di classificare tutti gli alimenti conosciuti e usati nel quotidiano secondo i loro “profili nutrizionali”, in base cioè al contenuto più rappresentativo dei nutrienti. Ad esempio, la prima categoria o gruppo alimentare (comprendente carne, pesce e uova) serve per apportare sostanze come aminoacidi essenziali alle nostre proteine, vitamine (soprattutto B12 e alcuni minerali (come ferro, rame, zinco, selenio) mentre la frutta, che pure contiene minerali (potassio, magnesio ) e vitamine (vitamina C, A, acido folico..), manca, ad esempio, di calcio presente soprattutto nella seconda categoria (latte e derivati).
Si parla tanto di olio di palma. C’è chi lo teme e chi lo esalta. Sa ultimo è intervenu- to l’Istituto superiore di sanità che ha con- cluso che non è più dannoso di altri grassi. Lei che ne pensa?
L’olio di palma è un olio commerciale che dal punto di vista calorico è simile agli altri oli, come l’olio di oliva. Quello che lo carat- terizza è un tipo di composti (acidi grassi) che quando sono presi in eccesso (sopra il 10% della quota calorica), formano colesterolo. Naturalmente l’industria lo trova utile in quanto, a causa delle sue particolari proprietà di resistenza all’elevata temperatura, non cambia sapore (non irrancidisce) col tempo dando stabilità nel tempo ai prodotti industriali. Naturalmente non è di per sé tossico, tuttavia quei composti, come le me- rendine che lo contengono, vanno utilizzati con parsimonia e nel rispetto di un certo equilibrio. Variare anche qui è la regola d’oro per non subirne le conseguenze negative di un uso protratto ed eccessivo.
Nel libro scrive che chi soffre di pressione arteriosa alta deve preferire il sale marino al salgemma. Perché?
Perché si è visto che il sodio fa trattenere acqua aumentando, nelle persone che sono predisposte, la pressione arteriosa. Va posta attenzione anche ai cibi conservati col sale, come i formaggi e gli insaccati. Noi consumiamo di sale circa 10 volte di più di quanto ce ne serve effettivamente e a volte i nostri reni non ce la fanno a eliminarlo. Quindi il segreto è di sostituirlo con altri esaltatori di sapore, come erbe e spezie.
Ma qual è la differenza tra salgemma e sale marino?
Il salgemma o sale estratto dalla miniera, è differente dal sale marino, che contiene an- che altri composti utili come lo iodio. Ma in pratica entrambi i tipi di sale contengono fondamentalmente il cloruro di sodio. Però se proprio vogliamo aumentare il contenuto di iodio, utile alla tiroide, è utile far ricorso al sale iodato, ossia al sale addizionato con iodio.
E se la prevenzione non dovesse funzionare? Di fronte ad un cuore malato come bisogna comportarsi da un punto di vista nutrizionale?
Anche quando la malattia (infarto o altro tipo di patologia dei vasi sanguigni) è in atto, per non aggravare la situazione e per ridurre anche l’uso dei farmaci, occorre comunque seguire una dieta a ridotto contenuto di sale e di grassi, e ricca invece di sostanze protettive per il cuore e i vasi. Non è mai troppo tardi per cambiare abitudini. Anche l’attività fisica, di vario tipo e con intensità variabile può agire favorevolmente per combattere alcuni fattori di rischio per le malattie del cuore