Le maggiori preoccupazioni dei tanti comitati nati in Europa contro il Ttip, il trattato di libero scambio fra Stati Uniti e Unione Europea, in discussione dal 2013, sembrano confermate dai documenti segreti resi pubblici da Greenpeace: 300 pagine di negoziati in cui emerge la volontà di spazzare via il principio di precauzione su temi delicati come pesticidi, Ogm e ormoni. I documenti pubblicati da Greenpeace Olanda comprendono circa la metà delle bozze di testo del TTIP redatte fino ad aprile 2016, prima dell’inizio del tredicesimo round di negoziati tra Ue e Usa, e riguardano 13 capitoli “consolidati”. In altre parole, le questioni su cui si è sostanzialmente raggiunta una comunanza di visione tra i due negoziatori.
Via il principio di precauzione su prodotti controversi
“Fin’ora – spiega Federica Ferrario, responsabile della campagna Ogm per Greenpeace Italia – in Europa ha prevalso il principio per cui se un prodotto da mettere in commercio potrebbe essere dannoso per la salute viene bloccato per ulteriori verifiche, secondo i documenti che siamo riusciti a trovare, la direzione è quella di andare verso il modello americano, basato sul rischio”. Sembra un dettaglio, ma nasconde un campii totale di prospettiva: Negli Usa un prodotto nuovo viene messo in commercio, e solo nel caso qualcuno riesca a provare senza alcun dubbio che è dannoso per la salute, questo viene ritirato. In Europa, invece, per i prodotti più delicati o controversi, come i pesticidi o gli Ogm, si tende a prolungare la fase di sperimentazione in mancanza di dati certi. “Quello che temevamo, rischia di avverarsi: la salvaguardia dell’ambiente, della salute, dei diritti, con il Ttip verranno dopo gli interessi commerciali”. Per supportare questa preoccupazione, Greenpeace sottolinea come nessuno dei capitoli visti faccia alcun riferimento alla regola delle eccezioni Generali, contenuta negli altri accordi analoghi, che permette agli stati di regolare il commercio “per proteggere la vita o la salute umana, animale o delle piante” o per “la conservazione delle risorse naturali esauribili”.
Cibo, riconosciuta una indicazione geografica su quattro
Un esempio di quale sia la logica del trattato viene anche dallo stato dei lavori pubblicato qualche giorno fa dalla Commissione europea, che si riferisce al round di negoziazione tra Usa e Europa dello scorso febbraio (l’ultimo si è chiuso a fine aprile). Secondo questi documenti, le indicazioni geografiche protette in campo alimentare riconosciute, e quindi tutelate, saranno di fatto una su quattro rispetto alle attuali, privilegiando quelle economicamente più solide, e quindi andando in senso contrario alla logica della garanzia geografica, nata per tutelare prodotti locali di alta qualità dal rischio di scomparsa dal mercato.
Nessun accenno agli accordi di Parigi sul clima
Anche sul versante climatico, Greenpeace sottolinea i passi indietro: “Gli Accordi sul Clima di Parigi chiariscono un punto: dobbiamo mantenere l’aumento delle temperature sotto 1,5 gradi centigradi per evitare una crisi climatica che colpirà milioni di persone in tutto il mondo. Il commercio non dovrebbe essere escluso dalle azioni sul clima. Ma non c’è alcun riferimento alla protezione del clima nei testi che abbiamo visto”.
Un negoziato segretissimo
Tra i tanti che protestano contro il Ttip si punta il dito contro l’incomprensibile segretezza del negoziato, considerato l’impatto su oltre 500 milioni di europei e oltre 300 milioni negli Usa. Persino i membri del Parlamento Europeo e i parlamentari degli Stati Membri hanno un accesso limitato e fortemente ristretto ai cosiddetti “testi consolidati” del negoziato in speciali stanze di lettura.
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Sabato corteo Stop Ttip a Roma
Per quanto riguarda pesticidi, prevale l’impostazione che mira a limitare al minimo gli ostacoli allo scambio commerciale. Anche qui, ci troviamo di fronte a un settore in cui fin’ora l’Europa ha tenuto l’asticella della precauzione più alta. Anche sul caso caldo del glifosato, mentre in Ue si discute e si vota sulle possibili restrizioni, il modello Usa che rischia d’imporsi anche da noi con il Ttip, prevede una commercializzazione automatica, o quasi. Il prossimo 7 maggio a Roma si terrà la manifestazione nazionale indetta dalla rete di comitati “StopTtip”, che adesso sperano sulla scorta dei Ttipleaks di Greenpeace in una partecipazione popolare ampia.