“Quella che stiamo vivendo è certamente una situazione straordinaria che probabilmente cambierà per sempre il nostro modo di vivere la quotidianità. Ciò non toglie che possa essere una grande opportunità di cambiamento, per scoprire in noi stessi qualità che non sapevamo di avere”. Anna Oliverio Ferraris, psicologa e psicoterapeuta, per trent’anni professoressa ordinaria di Psicologia dello Sviluppo all’Università La Sapienza di Roma, non vede all’orizzonte la catastrofe psicologica che molti altri suoi colleghi stanno profetizzando. O almeno non è detto che accada a tutti. “Nietzsche diceva ‘Quello che non mi uccide, mi rende più forte’, nulla di più vero in questo momento: l’uomo messo alla prova scopre di avere risorse che non sapeva di avere. Prima si chiamava forza d’animo, oggi ci piace chiamarla resilienza ma il concetto è lo stesso: nell’emergenza dobbiamo trovare un’opportunità di crescita tanto quel che è certo è che c’è una fine che iniziamo ad intravedere anche se con scetticismo”.
Perché dottoressa parla di scetticismo?
Credo che sia il sentimento prevalente negli adulti che si sono sentiti in qualche modo traditi dalla scadenza del 3 aprile. Una delusione mitigata dalle notizie che tutti i giorni vengono diffuse dai telegiornali, dalle trasmissioni di approfondimento e dai giornali. Gli adulti hanno certamente maggiore responsabilità ma non è detto che questo non possa essere il momento per far sviluppare questo atteggiamento anche ai più piccoli.
In che senso?
Come dicevo prima, sia pure nella tragedia è un’occasione per educare i figli al senso di responsabilità nei confronti della propria famiglia, degli amici e della comunità tutta quanta. Dobbiamo tenere duro ancora per un po’ e spiegare – prima a noi stessi e poi ai bambini – che è una fase transitoria che finirà.
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Dunque, mi pare di capire che lei non condivide l’esigenza dell’ora d’aria per i bambini…
Ho riflettuto a lungo su questa richiesta sollevata da molti miei colleghi e da genitori. Sappiamo anche che restare chiusi in casa per settimane o mesi è una costrizione eccessiva per loro che più di noi adulti hanno bisogno di muoversi. Tuttavia credo che la situazione per il momento è ancora troppo grave per permettere un’esenzione del genere. In teoria è semplice immaginare un’ora d’aria a turno per evitare assembramenti ma nella pratica come si può metterla in atto? Come si contingentano gli orari di uscita in una grande città? Forse in un piccolo centro è più semplice ma ci sarebbe sempre bisogno della presenza di un vigile che assicuri il rispetto delle distanze di sicurezza. I bambini sarebbero portati ad avvicinarsi ad altri bambini, a cercare il contatto. ..sarebbe difficile impedire loro questi atteggiamenti. Sappiamo che i bambini sono difesi da un sistema immunitario più forte del nostro ma non possiamo ignorare che possono essere comunque un veicolo dell’infezione.
Che suggerisce, quindi?
Suggerisco di tenere duro ancora per un po’. E inventarsi cose nuove. È una situazione straordinaria che richiede interventi straordinari. Creiamo spazi per i bambini dentro casa anche a costo di spostare mobili e di rovinare pavimenti e pareti. Passerà e avremo tempo di risistemare tutto. Sfruttare se ci sono i balconi, le terrazze condominiali, i vialetti, ovvio sempre dando priorità alla sicurezza e al distanziamento sociale. Passerà, questo è certo.