Dopo il boom di segnalaizoni e richiami di integratori a base di Curcuma longa alla cui assunzione era stata ricondotta l’insorgenza di numerosi casi di epatite colestatica, il ministero della Salute, a seguito delle indagini condotte, ha comunicato che “ad oggi, le cause sono verosimilmente da ricondurre a particolari condizioni di suscettibilità individuale, di alterazioni preesistenti, anche latenti, della funzione epato–biliare o anche alla concomitante assunzione di farmaci” e che “le analisi effettuate sui campioni dei prodotti correlati ai casi di epatite hanno escluso la presenza di contaminanti o di sostanze volontariamente aggiunte quali possibili cause del danno epatico”.
Tuttavia, aggiunge la nota del ministero della Salute, “dall’esame dei dati della letteratura scientifica e dalle informazioni fornite dagli altri Stati membri, sono emerse segnalazioni di casi di epatiti acute ad impronta colestatica correlati all’uso di estratti di curcuma anche in altri paesi“.
Allarme rientrato dunque anche se il ministero ha deciso di adottare delle specifiche avvertenze che andranno riportate sulle confezioni di integratori a base di Curcuma longa: “Si è deciso – si conclude la nota – di adottare una specifica avvertenza per l’etichettatura degli integratori in questione, volta a sconsigliarne l’uso a soggetti con alterazioni della funzione epato–biliare o con calcolosi delle vie biliari e, in caso di concomitante assunzione di farmaci, ad invitare comunque a sentire il parere del medico. Per la curcuma in polvere, considerando la storia e le dimensioni del consumo come alimento, non sono emersi elementi per particolari raccomandazioni“.