I test sugli animali sono inutili. E’ questa la conclusione “rivoluzionaria” cui è giunto uno studio americano pubblicato su Nature che smonta tutte le tesi di quanti negli anni hanno difeso la necessità di sottoporre gli animali a sperimentazioni. Ruili Huang è il ricercatore dell’Istituto nazionale per la salute Usa (Nih), l’ente che ha condotto lo studio analizzando i dati di Tox21, un vasto progetto americano nato per sviluppare metodi più efficienti per testare la pericolosità delle sostanze chimiche sull’uomo: “Per individuare le sostanze nocive basta analizzare soltanto colture di cellule”.
Nel corso degli anni, il team di ricercatori ha analizzato gli effetti di oltre 10mila sostanze chimiche sia con tecniche in vitro, ossia su colture di cellule umane, che in vivo, sugli animali. Comparando gli oltre 50 milioni di dati raccolti sui diversi tipi di test i ricercatori affermano che i modelli in vitro sono capaci di predire con grande precisione gli effetti tossici sia su animali che uomini.
I risultati aprono, dunque, la strada ad un’alternativa valida per anni negata. “I metodi di ricerca che non fanno uso di animali sono già la scienza del futuro e bisogna investire in questo settore per ragioni etiche, verso l’uomo e verso gli animali, e per preservare l’ambiente” commenta Michela Kuan, biologa, responsabile Lav Settore Vivisezione.
L’associazione ha da sempre messo in discussione l’efficacia dei test sugli animali. Spiega la Kuan: “Sul piano scientifico, in tossicologia come nello studio del cancro, non si conosce il valore predittivo per l’uomo dei test condotti su animali, basti pensare che la sperimentazione animale ha il 92% di fallimento sull’uomo: ciò comporta una crescita vertiginosa dei costi per la ricerca e sviluppo e, in ogni caso, ha permesso di immettere sul mercato centinaia di migliaia di sostanze tossiche come pesticidi, droghe, interferenti endocrini e inquinanti che troviamo in cosmetici, detersivi e via dicendo”.