L’esposizioni alle onde elettromagnetiche dei cellulari 2G e 3G aumentano il rischio di cancro al cuore, al cervello e ad altri organi dei ratti. A questa conclusione è arrivato lo studio sperimentale del National Toxicologic Program, il programma scientifico pubblico voluto dall’allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, che per 10 anni ha analizzato gli effetti su 3mila topi e ratti (costo totale 30 milioni di dollari).
Conferme allo studio del Ramazzini
A conclusioni molto simili è giunto pochi mesi fa anche lo studio dell’Istituto Ramazzini di Bologna che ha studiato l’esposizione di cavie uomo-equivalenti a ripetitori da 1,8 GH di frequenza, mille volte inferiori all’intensità analizzatain precedenza dallo stesso National Toxicologic Program, che aveva riscontrato tuttavia l’insorgere dello stesso tipo di tumori. Dagli Usa dunque arriva una conferma che l’esposizione a questo tipo di radiazioni può creare un problema sanitario da non sottovalutare.
Gli effetti sui ratti maschi
“Esistono prove evidenti – si legge nello studio Usa – che i ratti maschi esposti a livelli elevati di radiazioni a radiofrequenza (RFR) come quelli utilizzati nei telefoni cellulari 2G e 3G hanno sviluppato tumori cardiaci cancerogeni. Acquisite anche alcune prove di tumori nel cervello e nella ghiandola surrenale di topi maschi esposti. Per ratti femmina e topi maschi e femmine, la prova è risultati equivoca sul fatto che i tumori osservati fossero associati all’esposizione a RFR”. Gli animali erano alloggiati in camere appositamente progettate e costruite per questi studi. L’esposizione a RFR è iniziata nell’utero per i ratti e da 5 a 6 settimane per i topi, e continuata per un massimo di due anni o per la maggior parte della loro vita naturale. L’esposizione RFR è stata intermittente, 10 minuti in poi e 10 minuti inattiva, per un totale di circa nove ore al giorno. I livelli di RFR variavano tra 1,5-6 watt per chilogrammo nei ratti e 2,5-10 watt per chilogrammo nei topi.
“Non possibile un confronto con l’uomo”
“Le esposizioni utilizzate negli studi non possono essere confrontate direttamente con l’esposizione che gli esseri umani sperimentano quando usano un telefono cellulare”, ha spiegato John Bucher, Ph.D., scienziato senior del Ntp. “Nei nostri studi, ratti e topi hanno ricevuto radiazioni in radiofrequenza su tutto il corpo. Al contrario, le persone sono per lo più esposte in specifici tessuti locali vicino a dove tengono il telefono. Inoltre, i livelli di esposizione e le durate dei nostri studi erano maggiori di quello che le persone sperimentano”. Tuttavia, ha aggiunto Bucher, “riteniamo che il legame tra radiazioni a radiofrequenza e tumori nei ratti maschi sia reale e che gli esperti esterni siano d’accordo”.
Lo studio non ha esaminato gli effetti delle radiazioni a radiofrequenza emesse dalle reti Wi-fi né da quelle 4G o 5G che saranno studiati in future analisi.
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