Si fa presto a dire pane fresco. Ma presto questo aggettivo non potrà essere usato tanto alla leggera dai forni e dai supermercati italiani. La Camera ha infatti approvato in prima lettura la proposta di legge del deputato del Pd Giuseppe Romanini sulla produzione e la vendita del pane. Il testo è stato approvato con 331 voti a favore, contrari 4 di Fratelli d’Italia e 21 astenuti, tra cui la Lega. Una larga maggioranza che presuppone un cammino veloce fino all’approvazione. La legge precisa che il pane può definirsi fresco solo se preparato entro le 24 ore dalla messa in vendita secondo un processo di produzione continuo, privo di interruzioni finalizzate al congelamento, alla surgelazione di impasti, e ad altri trattamenti con effetto conservante, ad eccezione delle tecniche mirate al solo rallentamento del processo di lievitazione senza additivi conservanti.
Quando si può usare “appena sfornato”
È previsto, inoltre, il divieto di utilizzare denominazioni quali “pane di giornata” e “pane appena sfornato”, “pane caldo” o qualsiasi altra denominazione che possa indurre in inganno il consumatore. Per la vendita, il pane fresco va sistemato in scaffali distinti rispetto al pane ottenuto dal prodotto intermedio di panificazione e al pane ottenuto mediante completamento di cottura di pane parzialmente cotto, surgelato o non, previo confezionamento ed etichettatura adeguata.
Le sanzioni
Previste anche delle sanzioni amministrative per chi non rispetta alle regole:  multa da 500 a 3.000 euro in caso di particolare gravità  o recidiva, e la sospensione dell’attività  per un periodo non superiore a venti giorni. Solo le attività in grado di svolgere l’intero ciclo di produzione a partire dalla lavorazione delle materie prime sino alla cottura finale possono essere definite “panificio”.