Bollette pazze, Ama invia migliaia di cartelle Tari sbagliate

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Il caso, scoppiato da alcuni giorni, coinvolge tanti cittadini romani che si trovano con solleciti di pagamento o accertamenti veri e propri che arrivano anche a diverse migliaia di euro. Sarebbero oltre 72 mila le cartelle Tari errate che presentano nomi sbagliati, scambi di persona, proprietà inesistenti 

Indirizzi inesistenti, nomi sbagliati o scambi di persona, proprietà immobiliari che non corrispondono a quelle reali e metrature sballate: sembra un elenco degli orrori mentre invece è quello che sta succedendo a migliaia di cittadini a Roma alle prese con bollette pazze (palesemente errate) inviate da Ama, l’azienda municipale che si occupa della gestione dei rifiuti. Il caso, scoppiato da diversi giorni, coinvolge tanti cittadini che si trovano con semplici solleciti o accertamenti veri e propri che arrivano anche a diverse migliaia di euro. Sarebbero oltre 72 mila le cartelle Tari che si riferiscono al periodo 2019-2024,e in alcuni casi ad annualità prescritte.

“Ama sta sbagliando tutto quello che che si può sbagliare” denuncia Fabrizio Ciliberto, vicepresidente Udicon (Unione per la Difesa dei Consumatori) che abbiamo raggiunto al telefono. “In attesa di conoscere la causa di questo fenomeno abbiamo inviato una segnalazione all’Antitrust e ci aspettiamo che prenda una posizione e apra un’istruttoria”.

I casi arrivati all’Associazione dei consumatori sono parecchi e si sta ancora facendo “la conta dei danni” in tutte le varie strutture territoriali per decidere se procedere con un’azione collettiva. “Uno dei principali problemi che abbiamo segnalato all’Autorità è che per il cittadino non c’è modo di risolvere la problematica in autonomia perché tutti i canali di contatto con l’azienda sono inefficaci e non c’è modo di parlare con qualcuno – denuncia Ciliberto – Appuntamenti oltre i tre mesi (quindi oltre i famosi 60 giorni di tempo previsti per non incorrere in ulteriori sanzioni), Pec senza risposta, canali inesistenti per l’autotutela: AMA non risponde, punto. I cittadini chiedono semplicemente di capire cosa stanno pagando, ma si trovano davanti un muro. Abbiamo riscontrato un ostacolo di accesso anche al tentativo, peraltro obbligatorio, della conciliazione perché l’azienda non si presenta. È una situazione che impedisce qualsiasi tutela concreta.
Il risultato è un bivio assurdo: pagare importi che ritengono non dovuti o affrontare un contenzioso costoso. Ci troviamo con tantissimi utenti che decidono di pagare importi del tutto ingiustificati per evitare di affrontare un’eventuale azione legale che sarebbe indubbiamente più costosa.
Abbiamo segnalato tali condotte all’Antitrust perché possono configurarsi come una pratica commerciale scorretta e un ostacolo ingiustificato ai diritti degli utenti. È inaccettabile che un gestore pubblico renda così difficile per i cittadini difendersi. Un gestore pubblico non può scaricare le proprie inefficienze sulle famiglie. “. 

E il paradosso continua perché a dicembre si attende la fantomatica bolletta di conguaglio per l’adeguamento della normativa di Arera. “Non sappiamo ancora che importo avrà questa nuova bolletta ma direi che siamo preoccupati che ai romani arrivi un nuovo regalo di Natale”.
Intanto sarebbero già partite 8 mila richieste di sospensione in autotutela della pratica. “Forse sarebbe il caso di aprire un canale privilegiato con le Associazioni dei consumatori che si pongono come intermediario nel rapporto con i cittadini” conclude Ciliberto.

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