5 per mille, ma non per davvero: il governo ora alza il tetto

5 per mille

Nella bozza della Legge di Bilancio 2026 il tetto del 5 per mille sale da 525 a 610 milioni. Un passo avanti, ma non basta: milioni di euro restano comunque nelle casse dello Stato

Nella prima bozza della Legge di Bilancio 2026 il governo ha previsto un innalzamento del tetto del 5 per mille, da 525 a 610 milioni di euro. Una misura accolta con favore dalle organizzazioni del Terzo settore, che da anni denunciano l’ingiustizia di un limite che sottrae ai beneficiari milioni di euro destinati dai cittadini.

Un passo avanti, ma non la meta

L’aumento del tetto è il risultato anche della mobilitazione “5 per mille, ma per davvero”, promossa dal magazine Vita insieme a 67 tra le principali realtà del non profit. La campagna, presentata in Senato alla Sala dell’Istituto Santa Maria in Aquiro, ha raccolto un consenso trasversale e porterà avanti la battaglia finché il limite non verrà cancellato.

Nel 2024, secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate, quasi 18 milioni di contribuenti hanno scelto di devolvere il proprio 5 per mille, per un totale di 603,9 milioni di euro. Ma la legge ne ha resi effettivamente distribuibili solo 525: 79 milioni sono rimasti nelle casse dello Stato, riducendo di fatto il contributo dei cittadini a un 4,3 per mille.
Soldi che avrebbero potuto finanziare progetti di ricerca, assistenza e inclusione sociale, e che invece si sono persi per strada.

Una lunga storia di promesse mancate

Il limite al 5 per mille, introdotto nel 2015 e mai aggiornato in modo sostanziale, è diventato una ferita aperta per il Terzo settore. Dal 2006 a oggi, lo Stato ha trattenuto oltre 560 milioni di euro di fondi già destinati dai cittadini: l’equivalente di un’intera annualità di erogazioni.  Gianluca Felicetti presidente della Lav aveva subito denunciato l’assurdità del tetto: “Quello che gli italiani destinano non è più il 5 per mille, ma un 4,3 per mille. È un nome-truffa. Solo lo scorso anno 79 milioni di euro sono rimasti allo Stato. Con quei fondi avremmo potuto sterilizzare e curare un migliaio di animali in più. Nessun tetto è stato imposto all’8 per mille, e questo è un trattamento discriminatorio”.

Solo nel 2024 il governo aveva annunciato l’intenzione di rivedere la soglia, ma la promessa era naufragata insieme ad altri interventi sociali nella manovra di quell’anno. Ora la misura sembra finalmente tornare sul tavolo, anche se l’aumento previsto non coprirà interamente le somme raccolte: a parità di firme, circa 30 milioni resterebbero comunque non distribuiti.

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Le voci del non profit

“L’innalzamento del tetto è un importante risultato – spiega Stefano Arduini, direttore di Vita – ottenuto anche grazie alla mobilitazione di decine di organizzazioni. Ma non è l’obiettivo finale: continueremo a impegnarci perché il limite venga eliminato in via definitiva, come previsto dalla logica della sussidiarietà fiscale”.

Il valore del Terzo settore

Il comparto non profit in Italia rappresenta oltre 360.000 enti attivi, 890.000 lavoratori dipendenti e 4,6 milioni di volontari, con un valore economico stimato in 92,8 miliardi di euro. Una rete che sostiene la coesione sociale, interviene dove il welfare pubblico non arriva e che ora chiede solo una cosa: che la volontà dei cittadini sia rispettata fino in fondo.