“Carta per frittura”: cosa rischiamo davvero in casa e fuori

CARTA PER FRITTURA

Non tutta la carta per frittura usata per assorbire l’olio è sicura: la carta paglia riciclata può rilasciare contaminanti. Francesco Poliandri spiega norme, rischi e buone pratiche per garantire sicurezza e igiene

Ogni giorno, tra rosticcerie, friggitorie e cucine di casa, milioni di italiani usano carta o tovaglioli per scolare i fritti. Ma siamo sicuri che quei fogli apparentemente innocui siano davvero adatti al contatto con alimenti caldi e unti?
Dietro il gesto di appoggiare una crocchetta su un pezzo di carta si nasconde un mondo di regole, controlli — e rischi — di cui pochi sono consapevoli. Ce li ha spiegati Francesco Poliandri, consulente alimentare di diverse aziende italiane

Carta e cartone, non tutto è uguale

La carta usata per alimenti rientra nella categoria dei MOCA (Materiali e Oggetti a Contatto con Alimenti) e deve rispettare regole severe: il Regolamento (CE) 1935/2004, il Regolamento (CE) 2023/2006 e il Decreto Ministeriale del 21 marzo 1973 ne definiscono i requisiti di sicurezza e tracciabilità.
In sintesi, i materiali non devono trasferire sostanze agli alimenti in quantità tali da renderli nocivi o da alterarne il gusto, l’odore o il colore.

Il problema nasce quando si usano carte riciclate, come la celebre “carta paglia” non specifica, spesso scelta per il suo aspetto rustico. In realtà, la legge italiana vieta l’uso di carta riciclata in contatto diretto con alimenti umidi, grassi o caldi, come i fritti: può essere impiegata solo per cibi secchi come zucchero o sale.

Il rischio invisibile del riciclo

I materiali cellulosici riciclati possono contenere inchiostri, colle, plastificanti o residui di lavorazione che, a contatto con il calore e i grassi, migrano facilmente negli alimenti.
Per questo, quando si usano contenitori o carte con fibre riciclate come nelle scatole per la pizza da asporto, è obbligatorio interporre una barriera – di solito una pellicola o uno strato di carta vergine – tra il cibo e il materiale esterno.
Inoltre, le parti stampate non devono mai toccare il cibo, anche se si tratta di carta “vergine”.

Il takeaway sotto osservazione

Le regole valgono anche per gli operatori del settore: friggitorie, take-away e tavole calde devono rispettare le norme HACCP e garantire che i materiali d’imballaggio siano idonei al contatto con alimenti caldi e unti.
Un uso scorretto della carta può esporre a rischi chimici, come la migrazione di contaminanti, e rischi fisici, come frammenti di vetro, plastica o metallo.

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Dal 2028, inoltre, i locali dovranno offrire ai clienti la possibilità di usare imballaggi riutilizzabili per l’asporto, nell’ottica della riduzione dei rifiuti.

A casa, meglio carta assorbente certificata

Le norme europee non regolano la cucina domestica, ma le buone pratiche igieniche restano valide anche a casa.
Usare carta assorbente certificata per alimenti — e non giornali, riviste o carta riciclata non idonea — è una misura semplice ma fondamentale.
La carta usa e getta è anche preferibile agli stracci riutilizzabili, che possono veicolare contaminazioni crociate.

Consumatori più consapevoli

Come ricorda Poliandri, il consumatore ha il diritto di chiedere trasparenza:

  • Chiedete quale tipo di carta viene usata nei locali d’asporto.

  • Osservate se c’è una barriera tra il fritto e la carta.

  • Segnalate eventuali pratiche sospette, come l’uso di carta stampata o materiale riciclato non protetto.

La sicurezza alimentare non si ferma alla padella: passa anche da quella carta su cui adagiamo i nostri fritti.
E scegliere una carta certificata per alimenti grassi e caldi — come alcune versioni di carta paglia o asciugatutto alimentare — è un gesto semplice che protegge la salute e rispetta la legge.