
Un neonato di sei mesi salvato a Bari dopo un caso di botulismo infantile riporta l’attenzione sui rischi del miele sotto l’anno di vita: alimento naturale, ma potenzialmente letale per i più piccoli
Un cucchiaino di miele per i bambini sotto l’anno di età può trasformarsi in un rischio gravissimo. È un caso di cronaca a ricordarcelo: il neonato di sei mesi ricoverato all’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari, salvato in extremis grazie alla rapidità della diagnosi e all’intervento coordinato di infettivologi, rianimatori e neonatologi. Il piccolo presentava paralisi delle pupille, debolezza muscolare e scarsa reattività: sintomi compatibili con il botulismo infantile, una malattia rara ma potenzialmente letale.
La diagnosi che ha salvato una vita
Il sospetto dei medici è stato immediato. Dopo aver riconosciuto i segni clinici, il team del Giovanni XXIII ha contattato l’Istituto Superiore di Sanità e il Centro antiveleni di Pavia per ottenere il siero specifico contro la tossina botulinica. Grazie a un’azione tempestiva, il farmaco è arrivato a Bari e somministrato in meno di 24 ore dal sospetto clinico. È stata una corsa contro il tempo che ha permesso al neonato di superare la fase critica e tornare a casa pochi giorni dopo.
“Il miele può contenere spore del botulino – ha spiegato alla Gazzetta del Mezzogiorno Danny Sivo, direttore sanitario dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Bari –. Nei bambini molto piccoli queste spore possono germinare nell’intestino e produrre tossine, diversamente da quanto avviene negli adulti. Per questo motivo si raccomanda sempre di non dare miele ai bambini sotto l’anno di vita”.
Perché il miele è pericoloso sotto i 12 mesi
Il botulismo infantile è causato dalla crescita del batterio Clostridium botulinum nell’intestino del neonato. Le sue spore sono presenti in natura, nel suolo e in alcuni alimenti – il miele è uno dei principali vettori riconosciuti. Negli adulti, la flora intestinale matura impedisce alle spore di svilupparsi; nei neonati, invece, l’ambiente intestinale ancora immaturo può favorirne la trasformazione in batteri che producono la tossina. Nel botulismo alimentare dell’adulto, invece, le spore non germinano nell’intestino ma la persona si ammala ingerendo la tossina già formata in un alimento dove Clostridium botulinum si è moltiplicato in precedenza (per esempio conserve artigianali, vegetali sott’olio, salumi o pesce conservato male).
Come sottolinea a Repubblica Salvatore Grasso, direttore della Rianimazione pediatrica del Giovanni XXIII, “Basta pochissimo miele per esporre un neonato al rischio. Non è necessario che venga somministrato direttamente: può bastare una contaminazione accidentale, come le mani sporche introdotte in bocca dopo che un adulto ha maneggiato del miele”.
Tradizioni e disinformazione
Molti genitori credono, erroneamente, che il miele sia un alimento sano e benefico anche per i più piccoli. “È un retaggio culturale – spiega Grasso –: un alimento naturale, dolce, completo, che ‘si è sempre dato’. Ma nei primi mesi di vita può essere pericoloso. Non è solo una raccomandazione: per i neonati è un alimento da evitare completamente”.
Il caso di Bari mostra come la disinformazione e le abitudini radicate possano avere conseguenze gravi. Anche quando i genitori non somministrano volontariamente il miele, la semplice presenza in casa o sulle mani può bastare per contaminare il bambino.
Altri rischi e buone pratiche
Oltre al miele, gli esperti ricordano che le spore del botulino si possono trovare anche nella polvere ambientale o nel suolo. “Un neonato che si mette in bocca mani sporche o oggetti contaminati può esporsi al rischio – spiega Grasso –. È importante mantenere una buona igiene, lavare spesso le mani e gli oggetti con cui il bambino gioca”.









