
L’Echa chiede di classificare il talco come presunto cancerogeno per l’uomo e l’Europa va verso un divieto nei cosmetici, che potrebbe scattare dal 2027. Il Salvagente ha stilato una lista di 100 trucchi che lo contengono, dai marchi di lusso come Armani e Chanel, a nomi più commerciali come Mac e Pupa
Cosa hanno in comune fard, ciprie, terre abbronzanti e ombretti? Oltre ad essere presenti nei beauty-case e nelle borse delle donne, di tutte le età, questi trucchi sono accomunati da un ingrediente sgradito: il talco, un minerale naturale che viene usato in questi cosmetici per la sua morbidezza e capacità di assorbire l’umidità. Eppure da tempo sono note le sue possibili conseguenze negative sulla salute. Se fin’ora le preoccupazioni erano legate principalmente alla presenza di contaminanti nocivi, tra cui l’amianto, che finiscono nel minerale durante l’estrazione, nell’ultimo anno, gli alert si sono allargati anche al talco in quanto tale. Tanto che entro il 2027 potrebbe essere vietato in tutta Europa.
Nel frattempo siamo andati a vedere quanto è diffusa la presenza del talco nei trucchi attualmente in commercio e il risultato ci ha lasciati abbastanza sconcertati, tanto che abbiamo stilato una lista di 100 prodotti, di 20 marchi diversi, che lo menzionano tra gli ingredienti. Si tratta di blush, ciprie, terre abbronzanti, ombretti e illuminanti che portano il nome di aziende del lusso, come Chanel, Giorgio Armani e Yves Saint-Lauren, e di marchi più commerciali come Kiko, Pupa e Mac. Il servizio completo è nel numero di settembre del Salvagente, da oggi in edicola. È possibile acquistare una copia anche online.
Europa verso il divieto del talco dal 2027
L’estate scorsa, la Iarc, Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Oms, ha aggravato le proprie valutazioni sulla sicurezza del minerale, spostandolo dalla categoria 2B alla 2A, il secondo più alto livello di certezza che una sostanza possa causare il cancro. Alla stregua del noto glifosato. La nuova classificazione è il risultato del lavoro svolto da un gruppo di 29 scienziati, alcuni dei quali italiani, e ha concluso che esistono prove – limitate negli esseri umani, ma sufficienti negli animali da laboratorio – a sostegno del fatto che possa causare tumori, in particolare alle ovaie e ai polmoni.
Come ha spiegato la Iarc al Salvagente “le valutazioni effettuate dal programma delle monografie Iarc sono spesso utilizzate come base per politiche, linee guida e raccomandazioni, sia a livello nazionale che internazionale, per ridurre i rischi di cancro”. A settembre 2024, infatti, il comitato per la valutazione del rischio dell’Agenzia chimica europea (Echa) ha raccomandato di inserire il talco nella categoria 1B (presunto cancerogeno per l’uomo). Se confermata, la classificazione non permetterebbe più l’uso di talco nei cosmetici e in Europa potrebbe scattare un divieto già dal 2027.
Se gli enti regolatori comunitari si stanno muovendo (anche se a rilento) verso una graduale eliminazione, dall’altro lato dell’oceano non sono mancate le cause contro le aziende, intentate da chi si è ammalato. Come quella contro Johnson & Johnson, che a giugno 2024 ha accettato di pagare 700 milioni di dollari per chiudere con le accuse di aver ingannato i clienti sulla sicurezza dei suoi prodotti in polvere a base di talco, con tracce di amianto che avrebbero causato cancro alle ovaie.
Cosa dicono le aziende?
Abbiamo contattato tutte le aziende presenti nella nostra lista dei 100 trucchi con il talco. Alcuni marchi, come L’Oréal, hanno dichiarato di essere totalmente allineate alla posizione di Cosmetica Italia, l’associazione di categoria che ha risposto alle nostre domande, ribadendo quanto “il Regolamento europeo 1223/2009 sui prodotti cosmetici, sia una delle normative più severe a livello mondiale, in grado di garantire la sicurezza dei prodotti e, di conseguenza, tutela la salute dei consumatori. Tutti i prodotti cosmetici nel nostro paese lo devono rispettare e, se usati in modo corretto, sono sicuri per la salute umana”. Tante aziende hanno preferito non esporsi, mentre Kiko ci fa sapere che “in attesa della definizione di una data di phasing out (l’eliminazione graduale dal mercato, ndr) del talco da parte delle autorità competenti, l’azienda si è già attivata per la sostituzione dell’ingrediente all’interno dei propri prodotti e garantisce che quelli attualmente sul mercato siano conformi alla normativa applicabile”.
Non possiamo non menzionare chi, come Huda Beauty, ha lanciato linee di cosmetici talc-free o chi, come Dior, Guerlain e Sephora, nonostante non lo abbiano mai ufficializzato, sembra aver detto addio al talco.










