
Un rapporto della Commissione europea critica il nostro sistema di controlli: “Ok sugli alimenti, mentre sulle sementi le procedure sono poco affidabili e sui mangimi nessuna prova che venga verificata la tracciabilità”
Sebbene “i controlli ufficiali sugli alimenti offrono un elevato livello di garanzia che gli alimenti commercializzati in Italia” non siano contaminati da Ogm, esistono tuttavia dei punti deboli nel sistema italiano di controlli su sementi e mangimi.
È questo il risultato a cui è giunto il report effettuato in Italia dalla DgSante, la Direzione generale della Salute e della Commissione europea, dal 21 al 31 gennaio 2025: “Relazione finale su un audit effettuato in italia dal 21 al 31 gennaio 2025 al fine di valutare l’attuazione dei controlli ufficiali sugli organismi geneticamente modificati“.
Nella premessa e sul capitolo dei controlli sugli alimenti (la normativa prevede l’obbligo di segnalare in etichetta la presenza di organismi Ogm qualora superano lo 0,9% del contenuto) gli ispettori Ue non hanno riscontrato criticità. Scrivono infatti: “I controlli ufficiali sugli alimenti segnalano livelli di conformità pari praticamente al 100% e offrono pertanto un elevato livello di garanzia che gli alimenti commercializzati in Italia, compresi il riso e i prodotti a base di riso importati dalla Cina, siano conformi ai requisiti dell’Unione europea in materia di organismi geneticamente modificati”.
“Le autorità non sanno quanta soia Gm viene importata”
Le noti dolenti invece riguardano i mangimi (soia e mais) e le sementi importati. Innanzitutto gli ispettori della DgSante descrivono il fabbisogno italiano legato all’importazione: “L’Italia produce 14-15 milioni di tonnellate di mangimi composti all’anno, di cui circa sei milioni di tonnellate per il pollame, quattro milioni di tonnellate per i suini e 3,5 milioni di tonnellate per i bovini. L’Italia importa ogni anno da sei a sette milioni di tonnellate di mais e
prodotti derivati dal mais e circa 2,5 milioni di tonnellate di soia e prodotti derivati dalla soia. Le AC (Autorità di controllo italiane, ndr) non dispongono di una ripartizione precisa di tali dati tra GM e non GM. L’industria
italiana dei mangimi stima che l’85% della soia e dei prodotti derivati dalla soia utilizzati nei mangimi per animali siano GM (Geneticamente Modificati), mentre il mais e i prodotti derivati dal mais sono di solito non GM.
Gli agricoltori italiani coltivano a mais 750.000-850.000 ettari e a soia circa 320.000 ettari all’anno; la maggior parte della produzione proviene da sementi di origine italiana“.
E nei controlli sulla presenza di Ogm la Ue cosa ha riscontrato? In sintesi, scrivono nell’audit: “Sebbene l’Italia abbia istituito un sistema completo di controlli
ufficiali per gli organismi geneticamente modificati nei mangimi, vi è una serie di punti deboli, tra cui il fatto che non sono stati affrontati in modo soddisfacente i rischi connessi alle materie prime per mangimi importate e l’assenza di controlli documentati relativi all’etichettatura e alla tracciabilità degli organismi geneticamente modificati. Di conseguenza i controlli ufficiali non
offrono un livello soddisfacente di garanzia che i mangimi commercializzati in Italia siano conformi ai requisiti dell’Unione europea in materia di organismi geneticamente modificati”.
“I semi potrebbero essere Ogm”
Ancora. Nonostante il nostro paese investa risorse sufficienti nei controlli e i ruoli siano ripartiti e ben individuati, “il sistema di controllo – scrivono ancora gli ispettori – non offre pertanto ragionevoli garanzie che le sementi seminate in Italia siano prive di organismi geneticamente modificati“. Non solo. “La designazione in corso di laboratori ufficiali che non sono in grado di effettuare le analisi richieste ha comportato notevoli ritardi nel trattamento dei campioni di alimenti e mangimi; le non conformità non sono pertanto rilevate tempestivamente“.
Del resto, chiosa la DgSante “l’importanza di istituire un sistema di controllo efficace è dimostrata dal fatto che nel 2024, nonostante i punti deboli nei controlli, il 3% dei campioni di semi di soia importati e quasi il
4% dei campioni di semi di soia sottoposti a prove mediante controlli effettuati dagli operatori stessi contenevano organismi geneticamente modificati“.
La relazione si conclude con una serie di raccomandazioni all’Italia per far fronte alle carenze individuate e “riempire” i buchi nei controlli.









