A Milka i “bignè d’oro” 2025 di Foodwatch per le bugie pubblicitarie

MILKA

Come ogni anno, l’organizzazione tedesca Foodwatch ha assegnato il suo poco ambito Goldener Windbeutel (“bignè d’oro”), premio riservato alla più sfacciata menzogna pubblicitaria dell’anno.”Vince” Milka per gli aumenti nascosti

Alla quattordicesima edizione del riconoscimento, a scegliere il vincitore sono stati 58.159 consumatori, chiamati a votare tra cinque candidati simbolo di comunicazioni fuorvianti nel settore alimentare. A trionfare nel 2025 è il colosso dolciario Mondelez, ma tutti i finalisti offrono un campionario preoccupante di pratiche ingannevoli: dalla shrinkflation al greenwashing, fino alla promessa di effetti benefici senza basi scientifiche.

Primo posto: Milka Alpenmilch, meno cioccolato e più caro

A guadagnarsi il Goldener Windbeutel 2025Milka, cioccolato, shrinkflation è il cioccolato Milka Alpenmilch del gruppo statunitense Mondelez. In Germania, l’azienda ha aumentato il prezzo della tavoletta da 1,49 a 1,99 euro, riducendone però il contenuto da 100 a 90 grammi, senza modificare l’aspetto della confezione.

Il trucco? Un rincaro occulto del 48% sul prezzo al chilo, ben nascosto dietro un packaging invariato. Il caso è emblematico di una pratica sempre più diffusa: la shrinkflation, ovvero la riduzione della quantità mantenendo (o aumentando) il prezzo, a danno del consumatore ignaro. Con il 34% dei voti, il pubblico ha giudicato questo stratagemma pubblicitario come il più spudorato dell’anno.

Secondo posto: il salmone “trasparente” di Fish Tales

Medaglia d’argento per il salmone affumicato norvegese Fish Tales, commercializzato da Grieg Seafood. Le confezioni mostrano una donna chiamata “Sigrun”, presentata come allevatrice, accanto al sigillo ASC (Aquaculture Stewardship Council), a garanzia di sostenibilità. Ma, per i tedeschi, si tratta di un’illusione: la presunta trasparenza è solo una trovata di marketing. Foodwatch ha scoperto che l’azienda non è in grado di indicare con precisione gli allevamenti di provenienza, e che il gruppo Grieg è stato coinvolto in incidenti ambientali, tra cui un caso di inquinamento da cloro e infestazioni da pidocchi di mare. “Sigrun”, infine, è solo un’ambasciatrice del brand, non un’allevatrice reale. Ha raccolto il 21% dei voti.

Terzo posto: la falsa promessa della Menstru Chocbar

Al terzo gradino del podio si piazza la Menstru Chocbar dell’azienda InnoNature, una barretta di cioccolato che promette di alleviare i disturbi mestruali. Ma leggendo l’etichetta, la delusione è immediata: contiene il 36% di zucchero e nessun ingrediente con efficacia provata nel contrasto ai sintomi del ciclo. Un esempio lampante di pinkwashing, dove il marketing sfrutta bisogni reali — in questo caso femminili — senza alcun fondamento scientifico. Il 18% dei votanti ha deciso di punire questa strategia fuorviante.

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Quarto posto: la margarina “100% naturale” (ma non troppo)

Con il 15% dei voti, si classifica quarta la margarina “Rama” di Flora Food, che sulla confezione dichiara “100% ingredienti naturali”. Una semplice occhiata alla lista ingredienti smentisce lo slogan: olio di palma, colza e girasole, ma anche emulsionanti, coloranti, acidificanti e vitamine aggiunte. Non esattamente ciò che si intende comunemente per naturale. Una comunicazione studiata per tranquillizzare il consumatore, ma che nasconde una formulazione industriale tutt’altro che semplice.

Quinto posto: il tè “glow” che rovina la pelle

Chiude la cinquina il tè freddo “DirTea Glow Erdbeere-Minze”, promosso da una rapper tedesca con la promessa di una pelle luminosa e unghie sane. La realtà? Una bevanda zuccherata paragonabile alla Fanta, come contenuto di zuccheri. Secondo una dermatologa citata da Foodwatch, gli zuccheri liberi peggiorano l’elasticità della pelle, accelerano l’invecchiamento e favoriscono processi infiammatori. Altro che glow: il prodotto ha ottenuto il 12% dei voti come peggior menzogna pubblicitaria.

Leggere bene etichette e prezzo al chilo

Secondo Silke Raffeiner, nutrizionista del Centro Tutela Consumatori Utenti, casi come questi dimostrano l’importanza di un’attenta lettura delle etichette e della tabella dei valori nutrizionali, oltre che del prezzo base per chilo o litro. Solo così è possibile difendersi dalle promesse gonfiate di marketing e scegliere con consapevolezza.