Perrier, la “minerale” che non lo è: Nestlé ancora sotto accusa per trattamenti vietati

ACQUA PERRIER CONTAMINATA

Mentre la giustizia francese rinvia l’udienza contro Nestlé, emergono nuovi dettagli sull’uso anchora oggi di pratiche non autorizzate nelle acque Perrier. E l’UFC-Que Choisir lancia l’allarme sulla sicurezza.

Il “feuilleton” Perrier continua. Dopo l’inchiesta di Radio France e Le Monde, il rapporto della Commissione d’inchiesta del Senato francese e il nostro approfondimento del 5 giugno scorso “Muro di gomma della Nestlé. Lo scandalo Perrier finisce in tribunale”, è ora Marie-Amandine Stévenin, la presidente dell’UFC-Que Choisir, l’associazione dei consumatori transalpini, a intervenire duramente sulla questione.

In un editoriale pubblicato il 10 luglio, Stévenin denuncia apertamente un nuovo tentativo di ostruzionismo, questa volta giudiziario, da parte di Nestlé, che ha depositato 5.000 pagine di documenti a ridosso dell’udienza del 9 luglio scorso, ottenendo così il rinvio al 24 settembre.

Ma dietro le schermaglie processuali, il vero scandalo resta intatto: le acque Perrier vengono ancora sottoposte a trattamenti vietati per una minerale naturale.

Trattamenti non autorizzati e acque contaminate

Secondo quanto documentato dall’UFC-Que Choisir, Nestlé avrebbe applicato processi di microfiltrazione per correggere le contaminazioni sia chimiche che batteriologiche delle sue acque, nonostante la normativa vieti qualsiasi trattamento che alteri la purezza originaria di una minerale.

Fino a poco tempo fa, l’azienda utilizzava un sistema di microfiltrazione a 0,2 micron, che – pur con finalità disinfettanti – non garantiva un’eliminazione completa dei patogeni ed è considerato irregolare per la normativa francese e comunitaria. Di recente, ha annunciato di voler sostituirlo con un impianto da 0,45 micron. Ma a giudizio dell’Ufc la nuova soluzione non risolve il problema visto che peggiora la capacità di eliminare batteri e microrganismi.

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“La fonte Perrier non è più originariamente pura”, scrive Stévenin. “Le acque sono state colpite da contaminazioni batteriologiche e da inquinamenti fisico-chimici. I trattamenti illeciti applicati da Nestlé potrebbero non garantire la sicurezza alimentare.”

Una dichiarazione che pesa come un macigno, soprattutto considerando che le bottiglie continuano a essere vendute come “acqua minerale naturale”. Solo in alcune inserzioni di stampa, apparse da metà giugno (e assenti sui canali online), Nestlé ammette in piccolo che la denominazione potrebbe temporaneamente non rispettare la normativa vigente.

Una frode su larga scala?

Il nocciolo della questione, per la presidente dell’UFC, è nella truffa ai consumatori: Perrier viene acquistata a caro prezzo da anni in virtù di una presunta purezza e di benefici per la salute che non può garantire.

“I consumatori sono da anni vittime di una vasta tromperie”, denuncia Stévenin. “Acquistano e consumano acque che dovrebbero essere classificate come semplici bevande o acque rese potabili da trattamenti.”

E la presidente è netta: “Che fanno le autorità pubbliche? Aspettano forse una crisi sanitaria, come in Spagna nel 2016, con le microfiltrazioni che contaminarono oltre 4.000 persone?”

L’intervento della DGCCRF e le contraddizioni sindacali

In questo clima di tensione, la DGCCRF (l’equivalente della nostra Guardia di Finanza per i consumi) ha finalmente effettuato una perquisizione presso la sede di Nestlé France. Ma il quadro resta opaco: mentre alcuni sindacati (come FO) denunciano le pratiche scorrette dell’azienda, altri – tra cui la CGT – si sono inspiegabilmente costituiti a favore di Nestlé nel procedimento giudiziario, suscitando interrogativi anche all’interno dell’UFC.

L’UFC-Que Choisir non si arrende

Nonostante il rinvio dell’udienza, l’associazione dei consumatori francese si dice determinata ad andare fino in fondo. Le ultime mosse di Nestlé, “sapientemente orchestrate ma che non risolvono nulla”, non basteranno – secondo Stévenin – a spegnere il caso.

“Un’acqua minerale naturale deve essere pura e microbiologicamente sana alla fonte. Nessun trattamento è ammissibile senza autorizzazione. E nessuna autorizzazione può essere concessa se altera il microbismo naturale delle acque.”

Un principio tanto semplice quanto dimenticato, che però – conclude la presidente – deve prevalere su tutto.