
Oltre 130 scienziati, ricercatori e accademici ha firmato una lettera aperta indirizzata al governo spagnolo e alle istituzioni europee per chiedere l’immediata eliminazione dell’uso del piombo nella caccia, nel tiro sportivo e nella pesca ricreativa, senza moratorie né eccezioni.
Un appello chiaro e urgente, basato su decenni di evidenze scientifiche e sul principio di precauzione, che chiede di non cedere alle pressioni del mondo venatorio e di alcuni governi nazionali.
Un metallo tossico senza soglia di sicurezza
Il piombo è un metallo altamente tossico per l’essere umano, gli animali e l’ambiente. La sua pericolosità è nota da secoli, tanto che è stato progressivamente eliminato da benzina, vernici, tubature e altre applicazioni industriali. Tuttavia, continua ancora oggi a essere largamente utilizzato nella caccia e nella pesca sportiva, sotto forma di pallini, proiettili e pesi da piombatura.
L’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) ha elaborato un rapporto approfondito che ha portato, nel febbraio 2025, alla presentazione di un progetto di restrizione all’uso del piombo nella caccia e nella pesca sportiva in tutta l’Ue. Una misura attesa da tempo, che mira a ridurre drasticamente l’esposizione al piombo e i suoi impatti su salute pubblica, biodiversità e catene alimentari.
La Spagna chiede più tempo e deroghe
Nonostante il contenuto scientifico della proposta ECHA, il ministero dell’Agricoltura, Pesca e Alimentazione spagnolo (MAPA) ha richiesto una proroga dei tempi di applicazione, fino a 10 anni, per consentire una graduale transizione da parte di produttori e cacciatori. Ma secondo i firmatari della lettera, tale proroga è ingiustificata: le alternative atossiche al piombo esistono già e sono efficaci, tanto che sono impiegate in molti paesi europei e dagli stessi cacciatori spagnoli.
Ancor più preoccupante è la richiesta di esenzione per l’uso del piombo nelle operazioni di controllo faunistico, in particolare per contenere la popolazione di cinghiali. Una deroga che, denunciano gli scienziati, renderebbe inefficace l’intera norma, aprendo a continui abusi e rendendo impossibile distinguere tra attività venatoria e contenimento.
Una minaccia alla salute e alla fauna
Le conseguenze dell’uso continuato di piombo sono già evidenti. Ogni anno 14.000 tonnellate di piombo vengono disperse nei terreni agricoli e boschivi europei, contaminando suoli, corsi d’acqua e fauna selvatica. Non è un inquinamento reversibile: una volta disperso, il piombo non si decompone e può entrare nelle catene alimentari.
I consumatori abituali di carne di selvaggina – cacciatori e familiari – sono esposti a livelli di piombo che spesso superano i limiti massimi consentiti per gli alimenti. EFSA e AESAN hanno raccomandato che donne in gravidanza e bambini non consumino carne di selvaggina, per i rischi neurologici e sistemici legati alla presenza di microframmenti di piombo.
Anche la fauna è duramente colpita. In Spagna, l’intossicazione da piombo è stata diagnosticata in 13 specie di rapaci, inclusi il gipeto, l’aquila imperiale e vari avvoltoi. Uno studio su 1.010 grifoni ha rilevato che oltre il 50% presentava livelli ematici anomali di piombo. E nei cacciodromi intensivi, quasi un terzo delle pernici analizzate conteneva pallini di piombo ingeriti accidentalmente.
Sostegno alla proposta europea, senza compromessi
Gli scienziati chiedono che la proposta dell’ECHA venga approvata così com’è, senza moratorie e senza eccezioni. Ogni ritardo – sottolineano – aumenta l’inquinamento ambientale, i rischi sanitari e la mortalità nella fauna selvatica. E mina la credibilità delle politiche europee di tutela ambientale.
È tempo che l’Europa chiuda definitivamente con la caccia al piombo, come ha fatto con la benzina e le tubature. Una transizione verso munizioni atossiche è non solo possibile, ma necessaria.
Anche in Italia cresce la mobilitazione: firma per fermare la caccia
Mentre in Europa si discute la messa al bando del piombo, in Italia è in corso una mobilitazione senza precedenti per contrastare il Disegno di Legge “sparatutto”, sostenuto dal centrodestra al Senato e promosso dal ministro Lollobrigida. Una proposta che, se approvata, estenderebbe la caccia anche in primavera, nelle aree protette, nelle foreste demaniali, persino nei valichi montani, consentendo l’uso delle reti per catturare uccelli e il diritto di sparare a soggetti privati non istituzionali.
Per questo la LAV, insieme ad altre associazioni animaliste, ha depositato una proposta di legge d’iniziativa popolare per l’abolizione della caccia. La raccolta firme è partita il 25 giugno e ha già superato un terzo dell’obiettivo. Servono però 50.000 firme per portare la proposta in Parlamento.
Chiunque sia in possesso di SPID o Carta d’identità elettronica può firmare online, seguendo le istruzioni disponibili sul sito ufficiale. La proposta prevede anche il rafforzamento della tutela per lupi e orsi, l’aumento delle aree protette e l’abolizione dell’articolo 842 del Codice civile che oggi consente ai cacciatori di entrare nei terreni privati.
La Lav la definisce “Un’occasione concreta per dire basta alla caccia e affermare una convivenza pacifica con gli animali selvatici. La passione armata di una minoranza (lo 0,7% della popolazione) non può continuare a prevalere sulla volontà della stragrande maggioranza degli italiani, che da sempre si dichiara contraria alla caccia”.









