Tornati dalle vacanze può capitare di essere presi dalla smania di mettere ordine un po’ dappertutto, anche nell’armadietto del bagno dove teniamo le medicine per il nostro pronto soccorso casalingo.
Ma non appena mettiamo le mani tra pillole e flaconi, ci accorgiamo che buona parte dei farmaci che conserviamo sono scaduti, alcuni da tempo altri da appena qualche mese.
Che fare? Dobbiamo buttarli (negli appositi raccoglitori in farmacia) o possiamo usarli lo stesso?
Ci ha pensato una ricerca americana a sciogliere ogni dubbio: la data di scadenza non segna un limite invalicabile, ma solo il termine minimo (di norma tra 1 e 5 anni) entro cui il produttore garantisce la piena efficacia del farmaco. L’azienda, insomma, si scarica da eventuali responsabilità legali per l’uso fatto oltre quella data.
La ricerca (pubblicata qualche tempo fa su JAMA, la rivista della American Medical Association) ha analizzato i 14 principi attivi di vecchie confezioni di farmaci, intatte ma scadute da 30-40 anni. Ben 12 dei 14 principi attivi (tra cui paracetamolo, caffeina e codeina) conservavano ancora quasi la piena efficacia (almeno il 90% di quella originaria). Da buttare, invece, perché prive di efficacia terapeutica, sono risultate solo solo l’aspirina e l’amfetamina.
Dunque, i risultati della ricerca sono stati decisamente incoraggianti: la netta maggioranza dei farmaci fa effetto al 100% fino a un anno oltre la data di scadenza e al 90% fino a cinque anni dopo tale data. E diversi farmaci continuano a funzionare anche molto oltre, soprattutto se si tratta di medicamenti solidi e secchi.
Nessun rischio per la salute, ma occorre cautela
Siamo dunque al riparo da rischi in caso di assunzione di un farmaco scaduto? Pare proprio di sì, dato che il maggior pericolo che corriamo è semplicemente il fatto che la medicina non funzioni (o abbia un effetto ridotto), perché il tempo trascorso ha disperso, in tutto o in parte, le sue proprietà terapeutiche.
Ma danni non ne dovrebbe fare, nessuna intossicazione è in agguato. Non esistono infatti studi scientifici che dimostrino un effetto nocivo causato da un medicinale scaduto (a parte un risalente caso riguardante un antibiotico da tempo non più in uso).
A patto però che si tratti di medicinali ben conservati: lontani da fonti di calore, tenuti in luoghi asciutti e nei loro imballaggi originali. Se così non fosse, ci vuole cautela nel decidere di usarli comunque, soprattutto se si tratta di prodotti liquidi o fluidi che subiscono le maggiori alterazioni dagli agenti esterni. E nel dubbio, forse, è meglio cestinarli.
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Certo, è uno spreco. Meglio quindi non tenere in casa una vera e propria farmacia per tutte le evenienze, ma acquistare solo i farmaci di cui si ha veramente bisogno.