Come anticipato dal Salvagente, è passato anche al Parlamento europeo il rinvio di un anno della garanzia che i prodotti in vendita in Europa non provengano da deforestazione. Un altro regalo alle grandi aziende, chiesto anche dall’Italia
Eravamo stati facili profeti. Il Parlamento europeo ha approvato, con 371 voti favorevoli, 240 contrari e 30 astensioni, il rinvio dell’applicazione delle norme del regolamento sulla deforestazione che mirano a garantire che i prodotti venduti in Ue non provengano da terreni disboscati.
In risposta alle preoccupazioni espresse dai alcuni paesi comunitari (tra cui l’Italia), da paesi terzi, da commercianti e da operatori sull’impossibilità di rispettare pienamente le norme se applicate a partire dalla fine del 2024 come previsto, la Commissione aveva infatti proposto di posticipare di un anno la data di applicazione del regolamento sulla deforestazione.
Secondo il testo adottato dai deputati, i grandi operatori e i commercianti dovrebbero rispettare gli obblighi derivanti dal regolamento a decorrere dal 30 dicembre 2025, mentre le microimprese e le piccole imprese avrebbero tempo fino al 30 giugno 2026.
Il Parlamento ha inoltre adottato una serie di emendamenti che introducono una nuova categoria di paesi che “non presentano alcun rischio” in materia di deforestazione, in aggiunta alle tre categorie esistenti di rischio “basso”, “standard” e “alto”. I paesi classificati come “senza rischio”, definiti come paesi con uno sviluppo stabile o crescente delle aree forestali, sarebbero soggetti a requisiti significativamente meno rigorosi.
Secondo il testo adottato, infine, la Commissione dovrà mettere a punto un sistema di analisi comparativa per paese entro il 30 giugno 2025.
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Affinché tali modifiche entrino in vigore, il testo deve ora essere negoziato con il Consiglio per trovare una accordo sulla versione finale della legislazione. Una volta formalmente adottata e pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’UE, la legge entrerà in vigore tre giorni dopo.
Fsc: “Non andava rinviato ma esteso”
Tra le realtà che avevano accolto con favore il nuovo regolamento anti-deforestazione dell’Ue c’è sicuramente Fsc (Forest stewardship council), storica certificazione internazionale nata nel 1993, specifica per il settore forestale e i prodotti derivati da foreste gestite in modo corretto. L’Fsc si è mosso per aiutare le aziende a valutare e minimizzare il rischio che i prodotti di origine forestale provengano da aree deforestate o degradate, attraverso l’innovazione tecnologica. Infatti, già a partire dall’inizio del 2024, Fsc ha messo a punto un sistema di conformità basato sulla blockchain, considerata un nuovo modo, più sicuro, di trasmettere i dati sull’origine dei prodotti lungo la catena di fornitura. “Fsc sta sperimentando la tecnologia blockchain per rivoluzionare la tracciabilità dei materiali e assicurare una maggiore conformità nelle catene di approvvigionamento ad alto rischio”, dicono i responsabili della certificazione. “La blockchain è infatti una tecnologia che fissa le transazioni in un registro digitale che non può essere modificato e, in combinazione con la crittografia dei dati, ciò consente agli auditor e alle autorità competenti che controllano le attività degli operatori di verificare e controllare le transazioni a monte della filiera, proteggendo al contempo la riservatezza delle aziende”. Questa tecnologia, tra l’altro, potrebbe fornire un valido supporto alle aziende che non solo dovranno affrontare la Eudr, ma anche altre legislazioni tra cui la European timber regulation (Eutr) contro il commercio del legname illegale, il Lacey Act statunitense introdotto per contrastare il commercio di fauna e flora selvatica e l’Illegal Logging Prohibition Act australiano, oltre ad altre legislazioni attualmente in vigore o in fase di sviluppo e implementazione.
Quindi, il regolamento va nella giusta direzione ed è da oltre un anno e mezzo che Fsc sta lavorando per rispettare la road map individuata dal documento. Piuttosto se c’è una critica che Fsc fa all’attuale regolamento, è che questo non sia abbastanza ampio. “Fsc si rammarica che il campo di applicazione del regolamento non sia stato esteso ad altre aree forestali, come ad esempio le savane”, fa sapere l’organizzazione in una nota stampa. “Questi ecosistemi sono importanti depositi di anidride carbonica e forniscono mezzi di sussistenza per le popolazioni indigene e le comunità locali. Inoltre, la mancanza di un chiaro riconoscimento dei diritti delle popolazioni indigene e delle comunità locali è un’omissione allarmante”.